Mentre Nuovomondo assumeva il punto di vista di emigranti siciliani in rotta verso l’America, l’ultimo lavoro di Crialese, parla di immigrati e di clandestinità dal punto di vista di una famiglia di pescatori abbarbicata a un’isola (le riprese si sono svolte a Linosa), che si troverà ad avere a che fare con frotte di immigrati clandestini e la nuova regola del respingimento forzato.
Terraferma è la terza opera che Emanuele Crialese dedica al mare della Sicilia in un’instancabile ricerca estetica avviata con Respiro nove anni prima. Come Conrad, Crialese per raccontare gli uomini sceglie “un elemento altrettanto inquieto e mutevole”, una visione azzurra ‘ancorata’ questa volta al paesaggio umano e disperato dei profughi.
Nel rigore della forma e dell’esecuzione, Crialese traduce in termini cinematografici le ferite dell’immigrazione e delle politiche migratorie, invertendo la rotta ma non il miraggio del transatlantico di Nuovomondo. Dentro i formati allungati e orizzontali, in cui si colloca il suo mare silenzioso, Terraferma trova la capacità poetica di rispondere alle grandi domande sul mondo. Un mondo occupato interamente dal cielo e dal mare, sfidato dal giovane Filippo per conquistare identità e ‘cittadinanza’.