ROMA – La Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imprenditore Pietro Di Vincenzo. La Suprema Corte ha confermato la confisca dei beni, un patrimonio stimabile in almeno 280 milioni di euro, convalidando l’atto della Corte d’Appello nissena, secondo la quale i cespiti del costruttore di Caltanissetta sarebbero il frutto della sua condotta illegale protratta negli anni. La statuizione chiude la lunga controversia giudiziaria ed assegna i beni allo stato.