Il libro, un saggio sulla Sicilia storica e contemporanea, è stato scritto dal sociologo Pasquale Petix. Alla presentazione interverranno: Giuseppe Maria Dacquì – Sindaco di Serradifalco, Adelaide Conti – Movimento NOMUOS Niscemi, Leandro Janni – Presidente di Italia Nostra Sicilia, Deputazione dell’Assemblea Regionale Siciliana, Vito Lo Monaco – Presidente del Centro di Studi ed Iniziative Culturali “Pio La Torre” di Palermo. Il dibattito sarà moderato da Michele Bruccheri – La Voce del Nisseno.
In questo libro l’autore usa la tecnica del flashback, riprende fatti accaduti in precedenza, per raccontare l’attualità. Per scrivere della trattativa Stato-Mafia di cui si parla nei processi per le stragi di fine novecento, narra del Generale Patton che a capo delle truppe Usa sbarca il 10 luglio del 1943 a Gela e libera la Sicilia occidentale dall’esercito mussoliniano e dai suoi alleati tedeschi ricongiungendosi a Messina con le truppe inglesi di Alexander che risalivano dal versante sud-est dell’Isola. La liberazione della Sicilia è preceduta dal lavoro di intelligence dei servizi segreti americani e inglesi che entrano in contatto con esponenti della classe dominante agraria e la sua rappresentanza politica che sarà prima separatista, poi indipendentista, liberale e democristiana. Di essa era parte integrante la mafia, la quale, colpita solo nei suoi ranghi bassi da Mori e dal fascismo, risorge a nuovo protagonismo presentandosi agli alleati come antifascista. Gli alleati, pur informati dai loro servizi sulla appartenenza alla mafia, nominarono sindaci uomini come Calogero Vizzini e tanti altri, dando inizio a una intesa tra nuova classe dirigente e mafia per conservare privilegi di classe (allora dominante era quella terriera). Il pactum sceleris si espande durante gli anni fino ad oggi e costellato da stragi (dal 1947 a Portella sino a quelle del 1992), accompagna le trasformazioni sociali, economiche e politiche della Sicilia.
Il sociologo Petix scorre le varie fasi, dal banditismo sino al terrorismo politico-mafioso della fine del secolo scorso, evidenziando le trasformazioni del ruolo della mafia, da quello servente a quello integrato nella parte violenta della classe dirigente. Da un po’ di anni la mafia non si fa solo rappresentare politicamente passivamente da altri, comincia a designare i propri membri nell’economia legale e nelle assemblee elettive. Dal banditismo arruolato, dal separatismo sino all’autonomismo tradito e alla vicenda del Muos di Niscemi, Petix vede un solo filo storico che lega Sicilie storicamente diverse, ma sempre alla ricerca di nuova identità per recuperare quella mitica perduta.
Dalla Sicilia contadina di Vittorini a quella di Sciascia e Consolo. Dai feudi e dalle miniere di zolfo e di sali potassici oggi scomparsi o chiuse e diventate ricettacolo europeo di rifiuti tossici, Petix intravede una “duplice polarità, un continuo gioco di luci e tenebre, comico e tragico, canto e disincanto”. Nell’autore non c’è alcun cedimento al pessimismo, tanto è vero che citando Marx mette in rilievo che le continue dominazioni straniere nei secoli non hanno prodotto alcuna natura servile dei siciliani, come dimostrano la partecipazione al Risorgimento, ai Fasci siciliani, al movimento per la riforma agraria nel secondo dopoguerra. È alla Sicilia dei Basile e dei Florio, “sinonimo di qualità, di innovazione tecnologica, di correttezza degli affari, di apertura al mercato globale”, quella a cui pensa Petix. È la Sicilia “metafora del mondo e che rappresenta tutti i Sud”.
Pasquale Petix è riuscito a sintetizzare in un piccolo libro una grande storia. Leggerlo, proporlo alle nuove generazioni è l’occasione per una decisa sollecitazione a non abbassare la guardia. La Sicilia può cambiare, deve cambiare, sta cambiando come dimostrano la crescita e la diffusione di una nuova coscienza critica antimafiosa anche tra quei ceti borghesi più indifferenti o contigui. Si tratta di mantenere salda la convinzione che, solo cambiando cultura e sistema di produzione della ricchezza al quale non deve mai essere estraneo, come sancisce la Costituzione, il suo fine sociale, è possibile dare un futuro più democratico al Paese e all’Europa. Nell’era della globalizzazione asservita al dio Mercato, grazie a una concezione neoliberista che ha pervaso trasversalmente destra e sinistra , il processo educativo assume rilevanza assoluta. Se l’educazione è politica cioè guarda alla “Polis”, al bene comune, la politica diventa educazione. È l’unica strada per liberare il Paradiso-Sicilia dai diavoli.
Pasquale Petix è nato a Serradifalco (CL). Sociologo, professore di discipline giuridiche ed economiche; già docente di materie sociologiche presso la sede Didattica Decentrata di Caltanissetta della Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma; tutor coordinatore nei corsi TFA presso la Università Kore di Enna. Ha numerose pubblicazioni al suo attivo tra le quali: “Caratteri del welfare locale” e “Disabili e diritto al lavoro” per le Edizioni Solidarietà di Caltanissetta; “Le macchie del leopardo” per le Edizioni Kimerik; “Quale alleanza tra famiglia e scuola?” Edizione Ist. Comprensivo Statale di Serradifalco; “Giovani, legalità e cittadinanza” Ed. ITCG “G. Galilei” Canicattì; “L’eroismo della civiltà” Ed. asud’europa, Palermo.
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Bella serata! A Serradifalco.