<<Il tema dei beni confiscati alla mafia – ha sottolineato nel suo intervento Lari – riguarda il bilancio statale per l’ammontare del suo valore ed oggi è massima l’attenzione delle procure su questo tema: è infatti maturata pienamente la convinzione che togliere i beni a mafia e criminalità organizzata è lo strumento principe per sottrarre sostegno alle organizzazioni mafiose, la cui presenza danneggia l’economia limitando o impedendo nel territorio gli investimenti da parte dell’imprenditoria sana>>. Ha parlato del ruolo fondamentale della formazione il consigliere Pasqualetto, illustrando in un breve excursus il cammino che ha portato al cambio culturale grazie anche alle tante iniziative messe in campo dalla CCIAA nissena, dalla creazione dello Sportello della legalità nel 2008 alla grande manifestazione per la Zona franca della legalità fino a quelle più recenti, “affinché i nostri giovani – ha detto – possano restare qui, a lavorare e spendersi a casa propria, nella propria terra”. Hanno approfondito i passaggi più tecnici il presidente della Corte d’Assise Balsamo, che ha tracciato un quadro dell’istituto giudiziario della confisca e dell’iter necessario, e l’amministratore giudiziario Collovà, che, oltre ad illustrare le difficoltà burocratiche, economiche e sociali del reinserimento nel mercato sano di aziende sottratte alla criminalità organizzata (dove entra il gioco anche il rischio concreto per i lavoratori di perdere il posto), ha anche portato ad esempio due casi nisseni virtuosi di gestione di beni confiscati, il primo dei quali è riuscito ad approdare con successo al mercato immobiliare mentre il secondo, nato dalla sinergia tra due aziende in amministrazione giudiziaria, è ancora in itinere ma nasce sotto buoni auspici. Il colonnello Scillia ha tracciato un quadro sulla struttura operativa della Dia, spiegando ai tanti giovani presenti il ruolo dell’organismo e facendo anche un bilancio dell’attività svolta, che ha portato a valutare in oltre 14 miliardi di euro il valore dei beni sequestrati dal 92 ad oggi allacriminalità organizzata in tutta Italia.
Educare i giovani all’auto-imprenditorialità e promuovere la formazione (“la conoscenza anziché le conoscenze” ha detto) è l’invito rivolto alle istituzioni ed anche alla politica da parte di Salvatore Benintende, del coordinamento regionale siciliano di Libera (“dobbiamo prendere atto della nostra condizione di giovani, inesperienti e con poche risorse, ma abbiamo due strumenti potentissimi, l’innovazione e le idee, e dalle idee, non dimentichiamolo, nascono le imprese”), che ha plaudito come tutti i presenti al bando della CCIAA, invitando “a dare continuità a questo tipo di impegno”. Ha invece portato una testimonianza sullo stato dell’arte del settore antiracket a Palermo Enrico Giuseppe Di Trapani del Comitato Addio Pizzo, che ha invitato tutti ad essere parte attiva nel cambio di passo di una terra che non vuole e non può più essere icona della mafia. A partire dal consumo critico che premia gli imprenditori sani ed isola chi scende ancora a patti con la malavita, sottolineando che la legalità non deve essere un atto di eroismo ma la normalità.
Ed infine il presidente del Consorzio universitario ha annunciato l’avvio, l’anno prossimo, di un Master in gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata, a sottolineare la volontà concretadi fornire occasioni di formazione che rispondano alle esigenze del territorio e della società.
<< Tutto questo è oggi possibile a Caltanissetta grazie all’iniziativa delle associazioni datoriali e sindacali che, con le competenze e la sensibilità della magistratura, delle Forze dell’ordine e di tutte le istituzioni locali e nazionali, hanno dato vita ad una rivoluzione di grande rilievo economico e sociale che ha permesso a Caltanissetta di diventare una provincia vivibile ed attrattiva per tutti coloro i quali vogliono intraprendere un’attività economica senza condizionamenti malavitosi – ha affermato Antonello Montante nel suo messaggio inviato >>.
Caltanissetta, 16 dicembre 2013