PALERMO – Crocetta resta al suo posto. Sala d’Ercole boccia la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle e riconsegna le chiavi del motore della Sicilia al governatore. Non è stata, però, una promozione a pieni voti per il presidente della “rivoluzione”. L’atto dei Cinquestelle ha toccato quota 31 volti (contro 46), un segnale di cui il presidente non potrà non tenere conto in futuro, specie se se considera che anche parecchi di coloro che hanno votato contro la mozione hanno avuto molto da ridire sull’operato del governo.
“Non ci illudevamo – afferma Cancelleri – che la mozione potesse passare, ma l’atto ha avuto il grande merito di fare chiarezza in Aula”.
I parlamentari del Movimento 5 Stelle commentano con serenità il dopo mozione di sfiducia a Crocetta, che “ha fatto gettare la maschera a parecchi parlamentari”.
“Da ora in poi – dice Cancelleri – chi ha votato contro la mozione non avrà il diritto a lamentarsi. A chiunque, da domani, verrà in Aula a criticare il governo, ricorderemo che, nel momento in cui si poteva fare qualcosa, era assente”.
Per i parlamentari Cinquestelle la vera ragione della bocciatura della mozione non sta nell’operato del governo, ma nella volontà di conservare il posto da parte dei deputati, che “profumano della colla con cui si sono incollati alle poltrone”.
Dal Movimento è arrivata in Aula anche una stoccata a Venturino, per bocca di Salvatore Siragusa, che ha definito l’ex Cinquestelle, vice presidente dell’Ars, “la vergogna e il più grande errore del Movimento”.
L’intervento di Siragusa è arrivato in replica a quello di Venturino, che contro il Movimento aveva dato il là ad una Filippica, a suon di “demagoghi” e “populisti”.
E’ stato lunghissimo il giorno anti-Crocetta, iniziato a ridosso dell’ora di pranzo e culminato dopo le 21 con il voto finale.
A turno i parlamentari Cinquestelle e gli altri deputati che hanno votato la mozione hanno rimproverato a Crocetta la pochezza di risultati a fronte di mirabolanti annunci sempre smentiti dai fatti. Per il Movimento Cinquestelle hanno parlato in Aula, oltre a Cancelleri, Francesco Cappello, Angela Foti, Stefano Zito, Valentina Palmeri e Valentina Zafarana.
Unico il denominatore comune degli interventi: la pochezza degli atti governativi a fronte di enormi richieste sul fronte occupazionale, sociale e sanitario.
Cancelleri ha scomodato Oliver Cromwell per chiedere al governo “in nome di Dio” di andare a casa e di mettere fine all’esperienza di una “maggioranza costruita a tavolino, con la squadretta”.