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Economia e centro storico. “Lo sfogo” della famiglia Mandalà in una lettera aperta

Redazione

Economia e centro storico. “Lo sfogo” della famiglia Mandalà in una lettera aperta

Lun, 10/06/2013 - 12:12

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CALTANISSETTA – “Abbiamo letto con sorpresa sulle pagine di venerdì 31 maggio de La Sicilia che il centro storico starebbe rivivendo una nuova stagione, con locali in piena attività e ritorno della movida giovanile. La realtà che però a noi risulta e della quale siamo testimoni per così dire oculari è ben diversa perché sono stati numerosi i luoghi di ritrovo voluti e pensati in centro storico dai giovani per i giovani che hanno chiuso i battenti nel giro degli ultimi dodici mesi in questo Triangolo Della Morte che è diventato lo spazio compreso tra Piazza Garibaldi, Corso Umberto e la Strata A Foglia. Hanno infatti chiuso almeno tre quattro locali e ristoranti tra la via Bellini e la via Consultore Benintendi, Bar tra quali Il Piper, Caffè Moncada, Elvi’s RistoBar, attività Commerciali come la storica Ottica Fiorentina, la libreria e casa Editrice Sciascia che per oltre cinquantanni ha rappresentato per Caltanissetta un importante centro culturale , negozi di abbigliamento . Ma il vero punto dolente è quello, a nostro avviso, che riguarda le strutture teatrali e, in particolare, quelle private, ovvero quando il pubblico entra in concorrenza con il privato. E’ infatti ciò che accade già da oltre dieci anni nell’impari competizione tra il teatro comunale Regina Margherita ed il teatro Bauffremont, che si fronteggiano sulla salita Matteotti, svuotati entrambi ormai del loro significato ovvero quello di far crescere culturalmente ed economicamente Caltanissetta.
Così il Margherita non ha più una sua stagione teatrale, dopo avere in qualche modo scalzato il Bauffremont da questo ruolo: programmi simili, calendari coincidenti, ed altre ragioni hanno condotto alla lenta disaffezione degli appassionati di teatro per il Bauffremont, che pure ha ospitato fino a qualche decennio fa ottimi cartelloni teatrali che affiancavano una intensa attività della storica sala cinematografica. Oggi tutto questo è in pericolo poiché accade qualcosa di imprevedibile e cioè che il teatro comunale, che nel frattempo non è riuscito a divenire Casa di Arte e Cultura, come titolò una volta un quotidiano e come più volte proclamato dalle amministrazioni che si sono succedute negli anni dopo la Giunta Mancuso, che lo restituì alla città, ebbene il teatro comunale sottrae risorse alla struttura privata. Tantissimi, infatti, quelli che, anche in questi giorni, preferiscono realizzare saggi di danza, rappresentazioni teatro popolare amatoriale, convention sia pubbliche che private, balletti, sfilate, rappresentazioni di arte varia sia a pagamento che gratuite e quant’altro al teatro Margherita (che conta 400 posti risicati) piuttosto che al teatro Bauffremont (700 posti), adducendo come motivazione i costi più contenuti della struttura pubblica. Bene, se da un lato questo potrebbe essere interpretato come processo virtuoso dall’altro non lo è nella realtà poiché non è ben chiaro quali siano le economie che il Comune, praticando prezzi più contenuti riesce a realizzare affittando ad ore teatro e servizi a terzi poiché le utenze restano a carico dell’ente, sempre e comunque. Dunque probabilmente ci sono costi suppletivi per luce, acqua, gas etc. che chi usa il teatro comunale per due/tre ore non paga perché li paga sempre e comunque l’intera comunità cittadina (l’anno scorso sul sito del Comune una delibera con la dicitura “Costi Stagione Teatrale Margherita”, peccato che è da due anni che il Margherita non ha più stagione). E ancora a pagare sono sempre i nisseni quando scattano gli straordinari degli impiegati comunali incaricati della gestione e sorveglianza del teatro Margherita che pure, di giorno, svolgendo il loro servizio diciamo di portineria in un teatro-albergo con sala in affitto, vengono sottratti ad altri forse più importanti servizi comunali. Ma c’è di più e cioè che il Margherita viene speso affittato a prezzi “stracciati” anche a chi organizza spettacoli a pagamento e qui qualcosa non torna: se può andar bene il discorso per gli spettacoli ad ingresso gratuito o per beneficenza sembra quantomeno strano che si debba da un lato guadagnare con un biglietto d’ingresso e dall’altro utilizzare a prezzi bassissimi una struttura pubblica che, certo, non è nata per fini commerciali.
Certo i costi di affitto della struttura privata sono superiori a quelli della struttura pubblica (basti pensare al costo per la presenza obbligatoria per noi, a causa del numero di posti dei Vigili del fuoco, 400 Euro in più che pesano direttamente sul costo dell’affitto della sala) ma non ricadono, in alcun modo, sulla cittadinanza. E’ questa una realtà che noi lamentiamo da anni ma nessun amministratore da 14 anni ad ora ha mai voluto prestare orecchio a quanto da noi segnalato. E dunque che senso ha che il teatro comunale faccia concorrenza (anche spietata, se vogliamo) al teatro, anzi ai teatri e alle sale conferenze dei privati, snaturando anche la sua funzione di motore culturale (promuova piuttosto la sua stagione teatrale!) a vantaggio non si sa bene ancora di cosa o di chi, visto che non sembrano esserci reali vantaggi economici per l’ente ma anzi solo costi in più? Solo un caso o la conferma di una precisa volontà di svantaggiare il privato a favore del pubblico? Ed una domanda sola: come si è potuti giungere a tanto e perché? E’ forse giunto per noi il momento di chiudere davvero i battenti, privando la cittadinanza di questa struttura cine-teatrale ubicata nel più prestigioso palazzo storico della città?”.
Famiglia Mandalà n.q. di prorprietà del Teatro Bauffremont.