ROMA – La crisi ha inasprito i divari nei livelli di ricchezza, con il Nord che si difende e il Sud che cede: basti pensare che ormai le famiglie milanesi hanno redditi più che doppi rispetto a quelle di Napoli. A certificare un’Italia sempre più spaccata è il rapporto UrBes, che cala l’indice del benessere equo e solidale (Bes) nelle diverse realtà locali, puntando la lente su 15 capoluoghi, da Torino a Messina. Il nuovo studio è stato presentato davanti a Enrico Giovannini, ministro del Lavoro ed ex presidente dell’Istat, l’istituto che ha portato avanti il progetto. L’obiettivo è andare oltre le misure classiche, come il Pil, per capire davvero a che punto è la qualità delle vita degli italiani. Tanto che per Giovannini oggi “la domanda è come fare” del Bes “un’agenda di tutto il Governo e di tutto il Paese”. Di certo la crisi ha complicato la situazione. In diverse città del Mezzogiorno la ricchezza è stata corrosa, mentre gli avamposti del Nord hanno retto, almeno fino al 2010, anno a cui arriva l’aggiornamento delle cifre. Ecco allora che se a Milano é stato fatto un passo in più, a Napoli è stato perso ancora qualcosa e così il divario tra il reddito pro capite disponibile delle famiglie della provincia lombarda è diventato di quasi 13 mila euro superiore rispetto a quello di quelle partenopee (25.291 contro i 12.490). Intanto la media nazionale nel 2010 si è fermata a 17.029, di pochi euro superiore a quella del 2009, ma ancora inferiore al periodo pre-crisi: rispetto al 2008 sono stati persi ben 498 euro. Sulle differenze nei guadagni pesa il lavoro. Infatti le distanze nella ricchezza tra le varie aree del Paese sembrano ricalcare quelle registrate nei tassi di occupazione (nella provincia di Napoli risulta avere un posto meno di una persona su due). Il rapporto analizza tante dimensioni oltre a quelle economico-sociali, scandagliando le diversità anche sul fronte salute, ambiente, criminalità e non manca un’analisi sulla sfera politica, dove sempre nel confronto tra Nord e Sud spunta una forte differenza d’età tra i consiglieri comunali: ad esempio a Torino sono in media di quasi dieci anni più giovani rispetto a Bari . Insomma, il rapporto, il primo dei dossier sul Bes applicato alle città, si propone come un’apripista per un nuovo modo di misurare il benessere a livello territoriale. Non dimenticando, sottolinea l’ex numero uno dell’Istat e ora titolare del Welfare, che “è sempre bene partire dai dati”.