Il Fatto Nisseno ha incontrato il sindaco di San Cataldo Francesco Raimondi. Dopo un anno di sindacatura, il primo cittadino ha risposto alle nostre domande tracciando un bilancio
Il successo è arrivato al terzo tentativo a 20 anni dal primo. Se l’aspettava così o la realtà è stata più prosaica?
Mi aspettavo questo risultato, soprattutto per il rapporto con la gente, per la mia costanza, per il contatto con la realtà sociale. Mi aspettavo che fosse difficile fare il Sindaco anche se, certo, qualcosa di più pesante, di più negativo si è trovato.
Quando ha deciso di apparentarsi con la sinistra?
L’ho deciso vedendo il risultato delle liste legate alla mia candidatura. Quando, purtroppo, due delle tre liste non supera lo sbarramento, il discorso diventava difficile per una buona rappresentanza consiliare, con soli eletti di una lista. In tutte le liste ci sono varie presenze, alcune che sono sempre valide ma non hanno eccellenze.
Ero certo che avrei vinto e ho fatto una scelta difficile. Non ritenevo che ci sarebbe stato un Consiglio all’altezza della situazione, con consiglieri eletti con appena 12 voti… la cosa avrebbe avuto una ribalta nazionale. L’ho fatto per amore della Città per e dare un Consiglio più qualificato e rappresentativo.
Si dice che sia una decisione soprattutto Sua. È vero o è stata una scelta largamente condivisa?
Ci siamo incontrati con il mio comitato elettorale, ho esposto le mie ragioni e tutti, tranne due, hanno aderito senza alcun dubbio.
Poteva apparentarsi solo col PD, o al limite con la lista Scarciotta: perché ha deciso di inglobare una forza largamente minoritaria, che era la meno votata tra le liste al ballottaggio?
Volendo fare una scelta di condivisione e massima partecipazione, e inclusione, è chiaro che dovevo fare una scelta che inglobava tutti, anche con aree molto distanti dal mio pensiero politico. Ero e sono convinto che fosse necessario una rappresentanza dell’intera Città.
Non crede di avere sbilanciato la presenza in Consiglio Comunale, con 8 consiglieri dell’area di sinistra? Una parte politica che non era stata premiata dagli elettori, con un risultato piuttosto deludente che sapeva di bocciatura.
Il ragionamento era quello della massima rappresentatività. Purtroppo io avevo a disposizione una sola lista… con la presenza di altre liste sapevo che il Consiglio si sarebbe qualificato di più. E poi è stato solo un discorso consiliare: gli assessori sono rappresentanza dei movimenti civici che mi hanno sostenuto. (ndr: in realtà Scarciotta, anche vice-sindaco, non lo è).
Quanto ha influito emotivamente l’avere perso le due precedenti elezioni per appena 200 voti la prima e 50 voti la seconda?
È stato uno stimolo.
Rifarebbe la stessa scelta?
Sì.
Secondo Lei, quanto del progetto civico originario è andato perduto con questa alleanza che è prettamente politica?
Non direi che è preminentemente politica. Anche nella coalizione Scarciotta c’era una lista civica: così abbiamo due liste civiche e due partiti.
Se oggi dovesse “qualificarla”, che termine userebbe?
La mia è una forte connotazione. Alleandoci con il centro sinistra diventa una coalizione di centro-centrosinistra.
Lei è stato eletto con 6.787 voti su un totale di oltre 25mila aventi diritto (dato Regione Siciliana), circa il 27%. I motivi di questa disaffezione?
Vedo motivi di carattere generale, una disaffezione verso la politica. Si vive anche un momento difficile, una forte recessione economica, disgregazione sociale… tutti questi fattori hanno allontanato la gente dalla politica come momento elettorale.
A un anno di distanza, c’è qualcosa che avrebbe voluto fare ma che è risultato in qualche modo impossibile? Se sì, perché?
Forse dare uno stimolo in più o delle possibilità alle attività economiche. La situazione finanziaria in cui ci troviamo, però, non me lo consente. Oggi possiamo fare una gestione ordinaria nel migliore dei modi; senza risanamento generale è difficile fare una programmazione di carattere economico… e già il Comune ha poco da poter fare. È già difficile gestire l’ordinario.
Dal punto di vista strutturale, tra le altre cose, forse l’isola pedonale nella nuova Piazza degli Eroi.
“Bilancio trasparente e partecipato” è stato un argomento molto battuto in campagna elettorale: il primo è stato molto lontano da questa promessa. Crede sia un traguardo raggiungibile?
Ci siamo insediati a maggio, a ridosso dei termini dell’approvazione: dovevamo redigerlo, capire la situazione… non era semplice. Ciononostante ritengo che abbiamo raggiunto almeno l’obiettivo minimo garantito: prima di approvarlo in Giunta io mi sono incontrato con tutte le attività, le categorie sociali, i comitati di quartiere. Certo, solo qualche giorno prima, a ridosso… poco si poteva fare, con molta sincerità.
Però all’opposizione, che non ha voluto fare operare con scorrettezza, non avete lasciato spazio…
Con l’opposizione no, sinceramente. Il bilancio partecipato, però, voleva essere con tutta la Città. Però distinguerei l’opposizione: c’è chi è più collaborativo e chi è più rigido… Devo dire, comunque, che tutto sommato ci possiamo arrivare.
Collaborazione con la società civile e consulte, altro argomento molto speso: a che punto siamo? Al momento non sembrano essercene attive…
Effettivamente siamo un po’ in ritardo, almeno per la costituzione di Consulte permanenti. Ci sono rapporti continui e costanti con le varie realtà sociali ed economiche, con i comitati di quartiere più attivi… perché io cerco il confronto e riesco a ottenerlo. Però, è chiaro, non è ancora impostato con Consulte organiche: c’è del lavoro da fare per istituzionalizzarle. Per la Consulta Giovanile siamo in fase avanzatissima.
Capitolo tasse: San Cataldo è davvero una delle città col più scarso rapporto tra tasse pagate e servizi offerti? Se sì, cosa può migliorare?
Direi sì e no. È vero che le imposte sono state aumentate per quel problema finanziario che c’era… non vorrei parlare di “buco” per non offendere nessuno. Che ci fosse un deficit finanziario di 3,8 milioni per il 2012 è un dato di fatto e dovevamo trovare delle risorse. Impossibile intervenire solo con tagli.
Oltre a qualche taglio, il resto è dovuto a una manovra di carattere finanziaria che ho impostato per rendere la manovra “dinamica”, proiettata verso il futuro.
Sono aumentate tutte le aliquote: era l’unica risposta possibile per coprire il “buco di bilancio”?
Intanto lo chiamerei “disequilibrio”, non “buco”.
Le tasse erano necessarie, a me duole. Si va verso una fiscalità locale, con tagli enormi ai trasferimenti di carattere regionale e nazionale; poi altri 400mila euro per il mancato rispetto del patto di stabilità. Altre 200mila euro per le elezioni; 500 mila euro di debiti fuori bilancio; rate di muoto aumentate 115mila euro… c’erano differenze che imponevano questi aumenti. L’addizionale Irpef è aumentata al massimo, sì, ma per l’Imu non abbiamo aumentato tutte le tariffe, ci siamo concentrati soprattutto sulle seconde case e mantenendo intatta quella per la prima casa.
Poi abbiamo fatto piccoli intervento migliorativi, anche accogliendo alcuni emendamenti dell’opposizione.
Questo “disequilibrio” sembra avere caratteristiche di transitorietà, è così? Se sì, dobbiamo quindi aspettarci un abbassamento delle tariffe dall’anno prossimo o contate sull’extra-gettito per qualcosa di importante?
Intanto deriva da voci che possono variare, come quella dei debiti fuori bilancio. O la perequazione delle rendite catastali: è una vittoria per la Città, ma il riflesso è di minori entrate per il Comune che ancora non possiamo quantificare.
Vede… nonostante queste difficoltà finanziarie, nella manovra economica ho inserito l’aumento delle ore di lavoro degli ex-precari a parti-time, portandoli da 22/24 ore a 32 ore, sono costi in più (ndr: il costo dovrebbe aggirarsi attorno ai 400mila euro).
Non si poteva posticipare o distribuire nel tempo gli aumenti?
Ho ritenuto necessario per dare più dignità ai lavoratori. E poi anche per un altro motivo: il Comune è sotto organico già così, circa 1/3 è a part time. Nell’intenzione di migliorare i servizi ho pensato di aumentare queste ore di lavoro. Questi soldi sono convinto saranno spesi in un circuito locale, quindi confido che rientrino nel circuito economico locale.
Ancora non è possibile dire se saranno diminuite o meno: se riusciamo a garantire i servizi sociali che riteniamo necessari, quelli attuali che sono il minimo garantito più qualche altro che abbiamo già previsto, è una cosa che possiamo prevedere.
C’è in previsione qualche rimodulazione della Giunta?
Non ne abbiamo assolutamente parlato e non ci sono discussioni aperte sull’argomento.
Oggi convive con una fetta di sinistra che non condivide quel cattolicesimo sul quale Lei, invece, ha spinto molto in campagna elettorale. È qualcosa che condiziona il percorso dell’Amministrazione?
Non l’ha condizionato, non lo condiziona e non lo condizionerà. Sia perché quella è la mia proposta, hanno accettato il mio programma e lo stanno rispettando fedelmente. Sono persone rispettose, anche della diversa estrazione culturale, in questo caso cattolica come la mia, di un Sindaco che ha vinto al primo turno e ha portato questa coalizione a vincere al secondo.
Patto dei sindaci: a che punto siamo dopo l’approvazione in Consiglio della mozione di “Riprendiamoci la Città”?
Noi abbiamo continuato, abbiamo mandato ciò che era dovuto. In un incontro con il M5S, al quale dicevo che avevamo già aderito, ho scoperto che non risultava. Mi sono documentato ed effettivamente e non avevamo mandato la lettera di adesione per continuare il processo. Questo però non ci aveva bloccato, avevamo partecipato a tutti gli incontri fatti a livello regionale, seguendo tutto l’iter informativo e formativo.
Un po’ di domande a braccio. C’è allo studio la fattibilità di un ritorno al doppio senso di circolazione in Corso Sicilia?
No, allo studio no. È un discorso consolidato da anni. Anzi, credo che la circolazione a senso unico sia vantaggiosa per i commercianti, dà più spazi, parcheggi disponibili. Purtroppo non abbiamo una cultura di un certo tipo… le faccio un esempio: ho fatto un intervento per ottenere il doppio posteggio, anche a pagamento per consentire un ricambio utile ai commercianti, in Via Carducci e una migliore viabilità, più scorrevole e sicuro. Però però ha generato tante critiche: purtroppo non siamo abituati a un certo ragionamento.
Parcheggi a pagamento: l’intenzione è di proseguire con la SIS?
Ancora non abbiamo deciso. Ci confronteremo come amministrazione e gruppo di maggioranza. Credo si vada verso l’emanazione di un bando, anche se ancora non ne abbiamo parlato.
Dal punto di vista dei rifiuti, cosa si è fatto, soprattutto in relazione alle possibili collaborazioni con i comuni vicini? Come procede il percorso delle SRR?
Le SRR si sono purtroppo sono costitute, ancora non sono partite, non abbiamo neanche fatto una riunione. Forse partono a settembre, se non ci sono proroghe della regione all’esercizio di attività delle Ato. Non potremmo farci trovare impreparati e invece purtroppo è così.
L’ATO non ha mai funzionato. Per me il servizio andrebbe affidato direttamente ai sindaci di ogni singola Città, e ognuno dovrebbe scegliere il Comune con cui consorziarsi.
Noi abbiamo delle precarietà in più… il servizio non è contrattualizzato: ho sempre chiesto documentazione all’ATO, non solo contabile, ma anche contrattuale. E ancora non mi sono stati dati. È strano, e non dovrebbe esistere. Da quando ci sono io, San Cataldo paga tariffe altissime con un servizio che non mi soddisfa: e non possiamo lamentarci perché non possiamo intervenire.
Capitolo disabilità. Il Comune è dotato o intende dotarsi di un Piano per le eliminazioni delle barriere architettoniche (PEBA)?
L’argomento sarà attenzionato al meglio. Alcuni interventi sono stati fatti (ndr: con gli esempi fatti abbiamo convenuto che sono largamente insufficienti, ne parleremo nei prossimi numeri) ma è tutto da migliorare. Si deve fare un piano di intervento più organico.
È stato fatto un censimento delle zone in cui intervenire per abolire, o limitare al minimo, la disparità nell’accesso agli edifici e alle zone ad uso pubblico?
Dovrei documentarmi su questo.
Biblioteca. C’è la possibilità di un progetto serio, a lungo termine, in cui si restituisce alla Biblioteca un ruolo di centralità nella cultura di un paese? Magari cominciando a spostarla, per una più agevole accessibilità?
La Biblioteca è al centro della Città e credo possa funzionare bene. Per spostarla ci vogliono interventi di una certa importanza, difficili da prevedere oggi. Al momento stiamo migliorando altri aspetti, dal punto di vista del servizio in sé: catalogazione, prestiti, informatizzazione.
Perché a San Cataldo è così difficile creare progetti duraturi nel tempo? Quello che abbiamo è dovuto allo sforzo, spesso enorme, e alla passione di associazioni e singoli cittadini.
Siamo intervenuti soprattutto nel periodo estivo, con manifestazioni importanti. Come le rappresentazioni sul sito di Vassallaggi…
Quest’anno si ripeterà?
Ritengo di sì…
Un programma a lungo termine, però, richiederebbe una risposta del tipo “sì, questo e anche nei prossimi anni”…
Da questo punto di vista no, però c’è l’idea di volerlo fare. Io sono per la progettualità di tutte le attività, per non improvvisare: qualcosa che si può fare nel medio termine, siamo ancora all’inizio per poter fare progetti di questo genere.
Tornando alla domanda, stiamo cercando di favorire l’attività del privato, per quello che ci è possibile, anche se come contributi non è granché possibile. Per l’utilizzo del Teatro Marconi, ad esempio, abbiamo modulato le tariffe per renderlo più abbordabile anche a chi non fa attività a pagamento (ndr: 500€ per attività a pagamento, 250€ attività non a pagamento; gratuito per scuole, da istituzioni religiose etc…).
In uno dei primi consigli comunali ha detto di “mettere da parte” i programmi elettorali. Da queste pagine l’abbiamo invitata a creare un programma di governo da presentare ai cittadini: crede sia fattibile?
Non intendevo dire “mettere da parte”, ma di calarlo all’interno della realtà che viviamo.
Io come programma posso riproporre quello elettorale, non posso andare fuori da quello. Devo adattarlo alla realtà ed essere più fedele possibile. E mi sembra di essere coerente su questo argomento. Il “programma di governo” che mi chiede già c’è, ed è il mio programma elettorale, le linee guida ci sono.
Concludiamo: c’è qualcosa di cui va particolarmente orgoglioso?
Gliene dico tre. Intanto vado orgoglioso per l’attività amministrativa ordinaria: penso sia fatta nel migliore dei modi. Oggi la direzione è quella: fare bene l’ordinario attrezzandosi per fare di più quando avremo tempi migliori.
Poi per aver raggiunto gli obiettivi del Patto di Stabilità: l’anno scorso ci è costata una sanzione di 400mila euro, quest’anno siamo dentro i parametri. Al primo anno ho centrato l’obiettivo, che è importante.
E poi l’obiettivo straordinario… che fa diventare oggi un momento storico: dopo decenni di attesa finalmente c’è stata la perequazione delle tariffe catastali degli immobili ricadenti nelle aree di permuta territoriale.
Seguendo un iter burocratico laborioso che io personalmente ho scelto e seguito (che si rifà su una sentenza della Commissione Censuaria Centrale del 1993) con un’istanza formalizzata il 18 dicembre 2012. Una cosa mai fatta prima e di cui sono molto orgoglioso.
Alberto Di Vita