MUSSOMELI- Stasera alle alle ore 21,00 si svolgerà a Torino la prima presentazione italiana del libro Il miracolo di don Puglisi, scritto da Roberto Mistretta con Giuseppe Carini, testimone di giustizia, ora costretto a vivere sotto falso nome in una località segreta, amico del parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia vent’anni fa.
La presentazione del volume (pubblicato poche settimane fa da Edizioni ANordEst di Treviso, euro 11,90) si tiene in Corso Matteotti 11, Sala Carretto, alla presenza di Roberto Mistretta ed è stata organizzata da MEIC di Torino, Libera Piemonte, Azione Cattolica e Il Nostro Pianeta, con l’adesione di Abitare la terra, ACLI-Torino, AGESCI-zona Torino, Centro Studi “Bruno Longo”, CISV, GIOC, FUCI e Ufficio per la pastorale degli universitari della diocesi di Torino.
Giuseppe Carini, collaboratore di giustizia dal 1995, è ora inserito in un programma di protezione del Ministero dell’Interno, lontano da Palermo che ha dovuto lasciare perché “colpevole” di aver convinto un mafioso a collaborare alle indagini dei magistrati. Confessa Carini: «Se sulla mia strada non avessi incontrato padre Puglisi oggi figurerei nell’elenco dei quarantenni che detiene il controllo a Brancaccio. O marcirei in carcere. O sarei sepolto da qualche parte. O peggio, galleggerei sciolto nell’acido».
Nato e cresciuto a Brancaccio, Giuseppe Carini, da bambino, sognava di diventare un uomo temuto e rispettato come i suoi parenti che si vantavano della vicinanza al potere criminale. Iscritto alla facoltà di medicina, accettò riluttante e dopo molti tentennamenti la proposta di padre Puglisi di dedicare un’ora alla settimana a organizzare le partite di pallone con i ragazzi. Quell’ora diventò tutta la sua vita. La fedeltà all’amicizia e al ricordo del parroco di Brancaccio ha portato Giuseppe Carini ad aprire gli occhi, a cambiare la sua strada che sembrava segnata, a rompere i legami con la famiglia, a vagare da un luogo di protezione all’altro con la paura di essere scoperto, senza molte sicurezze per il futuro. Ora lavora part-time e si dedica al recupero dei “ragazzi difficili”, per provare a ripetere – seppur lontano da Palermo – il “miracolo di don Puglisi”.
L’iniziativa torinese è la seconda di una serie che si snoda nel capoluogo piemontese lungo tutto il 2013. Dopo l’incontro a gennaio scorso con don Luigi Ciotti, il 12 aprile prossimo è previsto l’intervento di Vito D’Ambrosio, sostituto procuratore generale della Repubblica presso la Corte di cassazione, che interverrà sul tema “Educare alla legalità, educare la legalità”, nella sede del MEIC, in corso Matteotti 11. Giovedì 21 marzo, in piazza Castello, durante la celebrazione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, sarà ricordato anche il parroco di Brancaccio. Nel mese di settembre, sarà celebrata una messa in memoria di padre Puglisi, mentre da ottobre sarà avviato il percorso formativo “Il diritto di educare, il diritto a essere educati” rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, promosso da Il Nostro Pianeta e Libera Piemonte. A ottobre saranno presentati alcuni recenti libri dedicati a padre Puglisi, alla presenza di uno degli ex appartenenti alla FUCI di Palermo che gli sono stati vicini negli ultimi giorni di vita e che ancora oggi continuano a essere fedeli al suo insegnamento. Dall’autunno, infine, saranno proposti sette incontri di spiritualità, incentrati sulle meditazioni sulla preghiera del Padre Nostro che padre Pino aveva elaborato con Lia Cerrito, pubblicate nel volume Padre Nostro e mafiosità. Proposta di catechesi per un itinerario di conversione cominciando da ognuno di noi (Ed. Presenza del Vangelo, Palermo 1993).
di Redazione 1
Mer, 27/11/2024 - 07:19