ROMA – Il potassio e’ l’unico elemento chimico in comune tra il fumo nero e il fumo bianco che segnala l’esito negativo o positivo del voto dei cardinali elettori per la scelta del nuovo Papa. Ci pensano altri composti chimici a differenziare il fumo che sale nel camino della Cappella Sistina e fuoriesce poi dal comignolo posto sul tetto esterno.
E infatti il fumo nero e’ dovuto alla combustione di antracene, zolfo e perclorato di potassio, mentre quello bianco e’ dovuto alla combustione di lattosio, pece greca (o colofonia) e clorato di potassio. Tutti elementi – ha spiegato padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa della Santa Sede – contenuti in una ‘cartuccia’ contenente cinque cariche che vengono attivate in modo sequenziale, impiegando un tempo complessivo di circa 7 minuti.
La cartuccia nell’uno e nell’altro caso ha le medesime dimensioni: cm 25 x 15 x 7.
Questa cartuccia viene messa nella seconda stufa – piu’ moderna e dotata di un dispositivo elettronico che attiva la cartuccia stessa – piazzata nella Cappella Sistina, accanto a quella storicamente impiegata per la bruciatura delle schede di voto.
Le canne di entrambe le stufe confluiscono in un unico condotto, e quindi nel camino che poi termina al comignolo. Per migliorare il tiraggio, la canna e’ preriscaldata mediante resistenze elettriche e c’e’ anche un ventilatore cui ricorrere in caso di necessita’. Questa seconda e piu’ sofisticata stufa e’ stata gia’ utilizzata in occasione del precedente Conclave, che nel 2005 porto’ all’elezione di Benedetto XVI. La prima storica stufa, quella dove vengono bruciate le schede di voto dei cardinali elettori, e’ impiegata invece dal 1939. E’ in ghisa, di forma cilindrica rastremata, alta circa un metro e con diametro pari a circa mezzo metro. E’ dotata di uno sportello inferiore per l’accensione dell’innesco del fuoco che brucera’ le schede, con valvola manuale di regolazione del tiraggio, e di uno sportello superiore per introdurvi appunto i documenti da bruciare. Sulla calotta superiore della stufa sono riportate, mediante punzonatura, l’anno e il mese di impiego, e dunque 1939/III in occasione del Conclave con l’elezione di Pio XII; 1958/X per l’elezione di Giovanni XXIII; 1963/VI per l’elezione di Paolo VI; 1978/VIII per l’elezione di Giovanni Paolo I; 1978/X per l’elezione di Giovanni Paolo II; 2005/IV per l’elezione di Benedetto XVI. Ora aggiungeranno 2013/III (impensabile andare oltre marzo…) per l’elezione del successore di Ratzinger.
di Redazione 3
Dom, 24/11/2024 - 20:42