NEW DELHI – L’avvocato di tre degli accusati per lo stupro di New Delhi costato la vita a una studentessa ha accusato la polizia indiana di aver pesantemente torturato uno dei suoi assistiti: “E’ stato sodomizzato con un palo”, ha raccontato il legale, Manohar Lal Sharma, parlando vicino al tribunale della capitale che istruisce il caso, “questo e’ quel che accade in India quando il governo e’ sotto la pressione popolare”. Secondo il racconto dell’avvocato, Mukesh Singh – fratello dell’autista del bus che, secondo la polizia, era la mente criminale del gruppo – baserà la sua difesa proprio sulla brutalità della polizia. I cinque accusati sono tornati in tribunale con il volto coperto da sciarpe e per la prima volta accompagnati dagli avvocati della difesa. Per giorni dopo il loro arresto, gli accusati sono stati interrogati senza la presenza di un legale, perchè sull’onda dell’indignazione popolare nessuno era disposto a difenderli. La polizia ha comunque registrato gli interrogatori. Per una curiosa coincidenza, le udienze del processo, chiuse ai media, si svolgono in un’aula che si trova sul lato opposto della strada rispetto al cinema in cui la vittima, insieme al suo compagno, vide un film prima di salire sul bus maledetto che fu teatro delle violenze. L’accusa sostiene di avere prove schiaccianti contro gli imputati, tra cui le confessioni e i campioni di Dna prelevati dagli abiti macchiati di sangue. Proprio la mancanza di tutela legale dei cinque accusati, però, potrebbe essere la base per un ricorso se verranno giudicati colpevoli (spesso in India condanne per casi simili sono state ribaltate anni più tardi). Il sesto accusato ha meno di 18 anni e sarà processato da un tribunale minorile: se condannato, finirà in un riformatorio (non una prigione) per un massimo di tre anni. (Fonte: AGI) .