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E’ morto Antonino Calderone, fra i primi “storici” pentiti di Cosa Nostra

Donatello Polizzi

E’ morto Antonino Calderone, fra i primi “storici” pentiti di Cosa Nostra

Gio, 10/01/2013 - 12:01

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Antonino Calderone

ROMA – E’ morto, nella località segreta nella quale viveva da anni sotto falsa identità,  il collaboratore di giustizia Antonino Calderone, 77 anni. A dare la notizia e’ stato il capo della polizia, Antonio Manganelli, a margine dell’inaugurazione dei nuovi locali dell’Ufficio relazioni esterne del Dipartimento di pubblica sicurezza. “Sono arrivato in lieve ritardo – ha spiegato Manganelli – perchè ho parlato telefonicamente con la moglie e i figli di Calderone, un collaboratore di giustizia che ha dato un contributo straordinario alla conoscenza del fenomeno mafioso”.

Antonino Calderone, 77 anni, era nativo di Catania dove inizialmente aveva svolto la sua attività di imprenditore (principalmente come titolare di una stazione di servizio di carburanti) prima a Giarre e poi nel capoluogo etneo. Si ritiene, non sia stato materialmente responsabile di omicidi ma a molti aveva assistito. Personaggio di primo piano era il fratello Giuseppe, detto Pippo (membro della commissione regionale di Cosa Nostra) che gli consentì di essere di fatto un potente boss mafioso e di controllare gli affari catanesi fino al settembre 1978, quando Nitto Santapaola decise di far uccidere l’amico di sempre Pippo, che si era posto contro i Corloenesi: fu una delle vittime della seconda guerra di mafia contro Santapaola, che la famiglia Calderone perse. In seguito all’assassinio del fratello, Antonino fu di fatto estromesso dagli affari della famiglia catanese. Dovette abbandonare l’Italia e andò in Francia dove per qualche anno mise in piedi una piccola attività di lavanderia.

Fu arrestato proprio in Francia e nel 1986, nel carcere di Nizza, dopo alcuni mesi di galera, decise di collaborare con la Giustizia e di sottoporre quindi al programma di protezione se stesso e la sua famiglia. Fu tra i più importanti fornitori di informazioni sulla mafia catanese, in particolare sulle relazioni tra i quattro cavalieri dell’apocalisse (nome che Giuseppe Fava attribuì ad un gruppo di imprenditori catanesi degli anni Settanta e Ottanta composto da Francesco Finocchiaro, Gaetano Graci, Carmelo Costanzo e Mario Rendo) e Santapaola, accusando tra l’altro Tommaso Buscetta e Contorno.  Giovanni Falcone in persona si recò più volte in Francia per ascoltare le clamorose rivelazioni di Calderone che causarono circa 200 arresti, ed ai giornali Calderone, molto colpito dalla personalità e dignità del magistrato, dichiarò Ho collaborato con Falcone perché è uomo d’onore.”  In seguito alle proprie rivelazioni, Calderone abbandonò nell’anonimato l’Italia per sfuggire alla vendetta di Cosa Nostra.