CALTANISSETTA – La Dda di Caltanissetta e’ stata impeganta “a seguito di nuove collaborazioni che hanno offerto scenari diversi e messo in discussione precedenti acquisizioni investigative e processuali, in una defatigante attivita’ istruttoria e processuale che sostanzialmente ha comportato la riapertura delle indagini a suo tempo concluse ed una parziale diversa lettura di quanto in precedenza acquisito in ordine alle stragi di Capaci e di via D’Amelio”. Lo ha detto il presidente della Corte di Appello, Salvatore Cardinale, nella relazione di apertura dell’anno giudizario. “A tali indagini -ha rilevato il magistrato- si sono aggiunte quelle nuove relative al cosiddetto attentato dell’Addaura e le delicatissime e difficili investigazioni sulla nota trattativa tra Stato e mafia che vede interessate anche altre autorita’ giudiziarie”.
“Degno di negativa segnalazione e’ il continuo ricambio di magistrati dotati di esperienze che e’ costretta a subire la Direzione Distrettuale Antimafia proprio nel periodo in cui sono in dirittura d’arrivo le nuove indagini sulla stagione delle stragi palermitane e sono state avviate delicate iniziative su nuovi ed aggiuntivi temi di investigazione”.
La Dda di Caltanissetta ha registrato nell’anno in esame la mancanza di un sostituto a fronte di una previsione organica di 7 unita’ e di un procuratore aggiunto su una previsione di 2. Anche se “dal primo luglio 2011 al 30 giugno 2012, le piante organiche dei magistrati degli uffici giudicanti e requirenti della Corte d’Appello, hanno ottenuto una parziale copertura”, ha detto Cardinale, “rimane critica, e rischia di raggiungere livelli paralizzanti in vari settori, la situazione del personale
amministrativo”. La Corte d’Appello ha registrato, a fronte di 58 unita’ di varie qualifiche previste nella pianta organica, una scopertura di 16 posti, pari ad una percentuale del 28 per cento.
“Il persistente attivismo delle mafie locali incontra una tiepida reazione delle vittime, le quali, per ataviche culturali consuetudini, per rassegnazione ma a volte anche per una errata valutazione del
tornaconto personale, scelgono la cosiddetta ‘messa a posto'”. Cardinale cita pero’ come “protagonisti di iniziative dirette a promuovere e formare una nuova coscienza civica” la Camera di Commercio, Confindustria Caltanissetta e le varie associazioni antiracket sorte a Caltanissetta, Gela e Riesi, mentre “un percorso di rigenerazione morale” e’ stato “intrapreso anche dalla scuola e
dalla Chiesa”.
“Le numerosi indagini concluse nell’anno in esame -sottolinea il magistrato- hanno indicato ancora una volta come le varie ‘famiglie’ mafiose rappresentate da Cosa nostra e Stidda, seppur contenute nei loro appetiti dalla drastica riduzione degli appalti pubblici registrata nell’Isola e dalla crisi che attanaglia le attivita’ economiche in genere diminuendo le occasioni di guadagno, hanno continuato a vessare il mondo industriale, le attivita’ artigianali ed agricole ed il commercio nel palese tentativo di mantenere il controllo su alcuni settori di essi, e comunque, con lo scopo di trarre dal sistema produttivo generale le risorse finanziarie di cui esse necessitano per sopravvivere”. Il magistrato rileva che “l’illegale drenaggio di ricchezza e’ stato condotto attraverso i classici sistemi della turbativa delle procedure di gara, dell’orientamento dell’aggiudicazione degli appalti in favore di ditte controllate dalle medesime organizzazioni mafiose o comunque ad esse vicine, dell’imposizione alle imprese aggiudicatarie del versamento di somme di denaro pari ad una percentuale dell’importo dei lavori appaltati, del controllo totale dei subappalti e dell’imposizione di forniture e manodopera”. E mentre la criminalita’ soffre “il ridimensionamento delle entrate causate dal difficile momento economico e dalla ritrosia sempre piu’ crescente di parte dell’imprenditoria di non sottostare alle imposizioni mafiose”, le organizzazioni criminali tornano “a coltivare settori, nei tempi piu’ vicini trascurati, quali quelli del gioco d’azzardo e della gestione delle sale scommesse, grazie in quest’ultimo caso alla complicita’ di persone legalmente inserite nel ramo e che non hanno avuto remore a mettere a disposizione della malavita le loro capacita’ imprenditoriali e le loro relazioni professionali”. I risultati investigativi hanno evidenziato “che permane l’accordo operativo, laddove essi sono presenti, tra i gruppi egemoni Cosa nostra e Stidda che da un lato evita occasioni di cruenti conflitti tra gli schieramenti e dall’altro produce una paritaria spartizione dei proventi degli affari illeciti, tra i quali quelli derivanti dalle estorsioni e dal traffico di sostanze stupefacenti”.
“Il settore dei reati contro la pubblica amministrazione ha registrato un ulteriore incremento passando da 791 a 826 casi con un aumento percentuale del 7 per cento”. Con riferimento ai soli reati di peculato, corruzione e concussione, il numero di iscrizioni e’ stato pari a 59 (67 nell’anno precedente). “In proposito, come negli anni passati, va osservato –afferma Cardinale- che esitono fondate ragioni per ritenere che il dato numeri non rispetti la situazione reale”. Per il magistrato, “la rilevazione statistica, per quanto riguarda i delitti consumati nell’esercizio delle pubbliche funzioni, e’ certamente incoerente con il clima di diffusa illegalita’ che si respira anche in questo Distretto e che non risparmia sia coloro che sono organicamente inseriti nella Pubblica Amministrazione sia gli eletti che la sovranita’ popolare ha chiamato ad esercitare pubbliche funzioni”.
“Particolare allarme” a Gela ma anche a Riesi, per la criminalita’ minorile A indagati minorenni spesso vengono contestati reati associativi di stampo mafioso e/o collegati al coinvolgimento in associazioni dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti, settore notoriamente appannaggio dei clan”. I minori, gia’ appartenenti a famiglie disagiate o affiliate ai clan, spesso si occupano di danneggiamenti e incendi di esercizi commerciali o di vetture e “contribuiscono a mantenere alta la pressione che l’associazione esercita sull’ambiente per preservare il suo predominio”.
Rimane alto a Gela il numero dei danneggiamenti mediante incendio che – a parte le attivita’ estorsive – si manifesta sempre piu’ come il modo piu’ semplice per consumare vendette, eseguire missioni punitive, concludere o contrastare relazioni sentimentali. Quella che e’ prevalsa e’ stata la ‘giustizia fai da te'”. La ‘moda’ del danneggiamento con incendio, inizialmente limitata all’area strettamente gelese, si e’ ormai diffusa in tutto il resto del Nisseno.