CALTANISSETTA – La Lenticchia di Villalba, leguminosa tipica del comune del vallone in provincia di Caltanissetta, dopo essere stata ammessa 5 anni fa a far parte dell’Arca del Gusto di Slow Food, il progetto di salvaguardia di prodotti dell’agricoltura tradizionale, che viaggia per il mondo e raccoglie le piccole produzioni di eccellenza gastronomica minacciate dall’agricoltura industriale, dal degrado ambientale, dall’omologazione, diventa adesso Presìdio Slow Food, grazie al sostegno finanziario della Regione Siciliana con l’Assessorato delle Risorse Agricole e Alimentari, e partecipa per la prima volta come Presìdio Slow Food ala salone del Gusto di Torino, che si terrà dal 25 al 29 del prossimo mese di Ottobre. Con gli oltre 200 prodotti tutelati come Presìdi Slow Food in Italia, l’associazione piemontese attiva da quasi 30 anni, ha cercato e cerca di curare la tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori, che oggi si uniscono all’impegno a stimolare nei produttori l’adozione di pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico (giusto) al mercato. Con la Lenticchia di Villalba, salgono a tre i Presìdi Slow Food della provincia di Caltanissetta, che già annoverava all’interno del progetto Presìdi anche il Pomodoro Siccagnu dell’Alta Valle del Bilici (attivato da pochi mesi e che si coltiva a Villalba, Marianopoli, Vallelunga, Valledolmo, Alia), e la Cuddrireddra diDelia, Presìdio Slow Food attivo dal 2004.
In questa prima fase di avvio, fanno parte del Presìdio Slow Food della Lenticchia di Villalba, il Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione della Lenticchia di Villalba e l’Associazione Produttori Lenticchia di Villalba, che saranno riuniti a breve a Palermo dal responsabile dei Presìdi Slow Food in Sicilia, il Prof. Francesco Sottile dell’Università di Palermo, allapresenza di Pasquale Tornatore, responsabile per Slow Food del Presìdio della Lenticchia di Vilalba.
La prima testimonianza scritta di questa coltivazione nel territorio di Villalba viene riportata dallo scrittore Giovanni Mulè Bertolo nel libro Memorie di Villalba edito nel 1900, ma la coltivazione della lenticchia di Villalba era già storicamente presente nel territorio. Questa lenticchia (Lens Culinaris Medik.) appartiene, come quella di Altamura, al morfotipo macrosperma a seme grande, tipico delle aree temperate.
Il periodo di massima produzione di questa lenticchia si è avuto tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, quando circa il 30% della produzione italiana arrivava dalla Sicilia e in particolare da Villalba. Questo legume era particolarmente richiesto per le sue caratteristiche organolettiche e per la preferenza, in quel periodo, di tipologie a seme grande. Successivamente il costo della manodopera e le rese limitate hanno costretto molti coltivatori ad abbandonare la coltivazione. Inoltre, il mercato si è sempre più orientato verso una riduzione del consumo di legumi e un aumento del consumo di lenticchie a seme piccolo, favorite anche da un minore tempo di cottura.
La ripresa si è avuta solo dagli anni Novanta grazie all’interessamento del CNR di Bari; nel 2000 la lenticchia di Villalba è stata inserita nell’elenco dei prodotti agricoli tradizionali della regione Sicilia. La coltivazione, a semina autunnale, avviene su terreno arato superficialmente e seminato a file distanti 80 cm circa. La raccolta si esegue manualmente, le piante sono raggruppate in piccoli fasci e lasciate essiccare all’aria aperta per 5-8 giorni fino alla separazione del seme, che è eseguita meccanicamente. Dalle analisi eseguite dal CNR è emerso che la lenticchia di Villalba si caratterizza per un elevato contenuto proteico, basso tenore in fosforo e potassio, ma soprattutto alto contenuto in ferro (talvolta oltre i 10 mg per 100 grammi di prodotto). Nel 2004 il comune di Villalba ha istituito un Comitato scientifico per la caratterizzazione scientifica dell’ecotipo, l’individuazione delle malattie che riducono drasticamente la resa, la valorizzazione e la commercializzazione del prodotto.
La Lenticchia Di Villalba è coltivata nel territorio del comune di Villalba e in parte dei comuni di Mussomeli, Marianopoli, Vallelunga e Cammarata.