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L’INCHIESTA Scorie nel ventre della terra, miniere killer tra Serradifalco e Mussomeli
Miniera Bosco e lago, due bombe ecologiche minacciano Serradifalco
SERRADIFALCO(CL) – Ambiente, miniere dismesse, rifiuti speciali e radioattivi, intrecci affari – politica, recrudescenza delle malattie tumorali. Sono molteplici gli argomenti affrontati da Salvatore Alaimo, nell’intervista in esclusiva che ha rilasciato alla nostra redazione e che si è trasformata in un’informativa redatta dallo stesso Alaimo ed inviata a varie autorità. L’ex assessore Provinciale al Territorio e all’Ambiente sotto la Presidenza (1994/1998) del Dott. Vincenzo Rampulla, non lesina critiche e offre una serie di spunti che avranno, sicuramente, sviluppi di vario genere.
All’intervistato la delega assessoriale, fu conferita in qualità di tecnico. <<Avevo iniziato un percorso virtuoso che portò l’Amministrazione Provinciale ad essere inserita, su proposta della Regione Siciliana, nel Sistema operativo nazionale finalizzato al controllo ed assicurazione della qualità dei dati rilevati dalle reti di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico che, si ricorda, si era riusciti a potenziare con una rete di controllo sofisticata e dotata di una strumentazione all’avanguardia>>. Alaimo ricorda due importanti iniziative: A) Il “Centro di ricerca” ideato e realizzato, negli anni 1997/1998, ed ubicato in un fabbricato posto all’ingresso dell’Istituto Agrario del capoluogo, al fine di supportare l’attività di sorveglianza dell’inquinamento ambientale e assicurare il controllo di qualità in diversi settori (acque, terreni, prodotti agricoli). La spesa sostenuta era stata di circa £ 800.000.000; B) Il progetto “ENVIREG”, realizzato con fondi della C.E. e del Ministero dell’Ambiente, con una spesa di diversi miliardi di lire, è collocato nei locali a piano terra della provincia, sul cui tetto venne posta un’antenna/parabola satellitare. La strumentazione istallata aveva, nell’immediato, come obiettivo la caratterizzazione puntuale dello stato d’inquinamento industriale e della compromissione ambientale a proposito delle aree industriali di Milazzo, Augusta, Priolo e Gela, nonché la realizzazione di nuove tecnologie integrate di controllo in rete e centralizzate presso la Regione, volte alla sorveglianza e alla prevenzione d’inquinamenti e rischi associabili alla movimentazione di sostanze tossiche e pericolose.
Alaimo, incalza ed afferma: <<C’è da osservare, come durante la successiva e decennale presidenza del Presidente Rampulla, il Dott. Filippo Collura, gelese, che nel frattempo era stato eletto – diceva essere stato sponsorizzato e proposto dall’ex Assessore Regionale alla Sanità Bernardo Alaimo di Serradifalco- il Centro di Ricerche e la struttura riguardante il progetto “ENVIREG”, che mi fu riferito era stato oggetto di un’indagine, furono entrambi posati ed abbandonati e di dette iniziative , ad oggi, non si è avuta più nessuna notizia>>.
Nell’esporre le sue osservazioni, dopo aver osservato negli ultimi decenni una notevole recrudescenza delle malattie tumorali, Alaimo ha analizzato i “Dati nazionali comparativi sui tumori” e ha voluto documentarsi sulle possibili cause che avrebbero potuto avere attinenza con il proliferare di tale patologie, attingendo notizie e pareri di specialisti del settore. Sono emerse, secondo l’opinione del dichiarante, situazioni preoccupanti:
2) Meritevole di attenzione è inoltre l’area periferica dell’abitato data la presenza di caratteristiche geologiche per le quali si sono formati dei piccoli laghi, soprattutto il lago Soprano, i cui fondali possono essere stati interessati negli anni cinquanta/sessanta dal Fall-out radioattivo causato dalle esplosione atomiche Francesi nell’atmosferica Sahariana. Infatti le argille chelanti, come nel caso del lago Pergusa, trattengono il Cesio 137 altamente radioattivo ed a persistenza secolare. Ed appare utile, altresì, una verifica relativa a possibili affondamenti di rifiuti speciali e/o pericolosi in queste zone.
Il racconto di Salvatore Alaimo apre scenari dai colori foschi che inquietano. Le miniere dismesse ed i pericoli derivanti in maniera, diretta o indiretta, da questi siti (spesso privi di sorveglianza) possono ingolosire settori della criminalità che non esitano a lucrare sulla salute degli ignari cittadini.
La testimonianza. Il racconto dell’ex comandante dei Vigili urbani di Serradifalco
“Arrivano dei camion carichi di rifiuti ospedalieri”
Per quanto attiene alla Miniera “Bosco” un episodio accaduto nell’estate del 1990, conferisce sostanza alle ipotesi. Il protagonista del caso, Gaetano Butera, vigile urbano adesso in pensione, ha voluto raccontarci l’anomala vicenda. <<In quel periodo ero impegnato nella costruzione della mia villetta. Sulla strada che conduce alla miniera (bivio tra S.P.n. 40 e la S.P. 37), poco trafficata, avevo notato, in più occasioni, un grosso camion che era continuamente avvicinato da furgoni dalle dimensioni ridotte ed un conseguente movimento di scatole e cartoni>>. In quel periodo Butera, che ricopriva la carica di vice-comandante della polizia municipale, era a conoscenza, in maniera più o meno diretta, di tutto ciò che accadeva all’interno di Serradifalco e nei dintorni. <<Una mattina, in divisa e con la macchina di servizio, decisi di avvicinarmi al mezzo per tentare di capire cosa stesse accadendo. Nei pressi dell’autotreno vi erano numerose scatole recanti la scritta rifiuti ospedalieri, contenitori di plastica con etichette inconsuete ed altri oggetti. Il tir aveva una targa straniera: si trattava di un paese dell’est. Identificai l’autista: dai documenti risultava essere di nazionalità polacca; il soggetto in questione, mi mostrò un’autorizzazione, peraltro scaduta, per il trasporto e non per lo scarico, dei rifiuti ospedalieri>>. Il nostro intervistato cita con dovizia di particolari, una serie di circostanze a dir poco inusuali.
Merita un approfondimento la circostanza concernente la proprietà dell’immobile. La villetta, è stato accertato, era stata acquistata alcuni mesi prima da una signora residente a Bisceglie. Come mai una gentil donna nativa di una ridente località marina pugliese, aveva deciso di acquistare un fabbricato nell’entroterra siculo, nei pressi di una miniera, in una zona a forte rischio ambientale? Il mistero s’infittisce.<<Pochi giorni dopo, un elicottero dei carabinieri sorvolò la zona. Mi recai presso il mio comandante, per chiedere spiegazioni e mi avvisò di aver attenzionato la Benemerita, considerata la rilevanza dell’episodio. Da allora silenzio assoluto sulla vicenda. Nessuno mi ha mai chiamato per confermare la mia relazione. La villetta che veniva utilizzata come deposito, accertai alcuni giorni dopo con un mio sopralluogo, era stata abbandonata. I rifiuti collocati nel terreno retrostante erano spariti e dei camion non se ne ebbe più traccia o notizia>>. Sono molteplici gli interrogativi che scaturiscono da questo racconto. Da quanto tempo andava avanti questo scarico di rifiuti nella villetta? Le scatole ed i contenitori di plastica, dove venivano poi portati? La posizione dell’immobile, a poca distanza dalla miniera, è soltanto una fortuita coincidenza? Come mai sull’accadimento è calato il più assoluto silenzio? Il ragionamento, conduce a ritenere molto probabile un traffico illecito di rifiuti speciali (plausibilmente di vari generi) che per modalità, tempistica ed attuazione, aveva bisogno di “copertura” a vari livelli.
Donatello Polizzi
Ranieri, la miniera dei misteri che impaurisce i musssomelesi
Tra Mussomele e Serradifalco è alta l’incidenza delle neoplasie
MUSSOMELI – Il primo decennio del terzo millennio ha di fatto sancito un incremento di casi di tumore talmente elevato, da indurre nella popolazione del Vallone un vero e proprio sentimento di preoccupazione. E se per molti anni quest’argomento è stato totalmente ignorato dalla politica in genere, di recente a causa soprattutto di una vera e propria falcidia di giovanissime vite, è insorto nelle realtà associative locali un vero e proprio sentimento di rivolta e ribellione verso quello che è un problema che non può e non deve essere ignorato dai rappresentanti istituzionali di ogni ordine e grado. Grazie all’iniziativa dell’allora Comitato Pro-salute, oggi Associazione Vita, in collaborazione con altri enti no-profit che è nata l’ Associazione Temporanea di Scopo STILI DI VITA POSITIVI, avente il fine di gestire il presente progetto “Registrazione dei tumori e Stili di vita positivi nella provincia di Caltanissetta. Conoscere per prevenire – Conoscere per Curare.”, conferendo mandato collettivo speciale gratuito con rappresentanza al Direttore Generale della Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa, per il Registro Tumori di Ragusa, quale capofila dell’ATS. Grazie all’attività del Registro dei Tumori e ai dati pubblicati sul sito www.cemtrotumoricl.it è possibile avere un’idea chiara e precisa di quello che accade in ogni singola realtà locale del Vallone. Attraverso le Schede di Dimissione Ospedaliere (di seguito SDO) analizzate dal 2004 al 2008 sono stati confrontati i dati per i siti minerari interessati, cioè Mussomeli e Serradifalco. Emerge che Mussomeli, con 687 casi è il 7° paese tra i 22 dell’intera provincia di Caltanissetta per pazienti con diagnosi di tumore maligno con una media annua di 137,4. 107 stati le morti di tumore quasi equamente distribuiti tra i due sessi. Mentre Serradifalco è all’11° posto con 477 casi per pazienti con diagnosi di tumore maligno con una media annua di 95,4. 55 sono stati le morti di tumore quasi equamente distribuiti tra i due sessi. Solo quest’anno diverse decine sono stati i decessi per tumore e di questi una buona percentuale è stata rappresentata da giovani. In tempi in cui il nucleare torna a sembrare l’unica risposta possibile al fabbisogno energetico del nostro Paese Mussomeli potrebbe essere un’altra piccola località, nel cuore della Sicilia, che è pronta a dimostrare che così non può e non deve essere. Mussomeli non può e non vuole essere “un’altra” Pasquasia, quella cittadina in provincia di Enna, che se oggi è una municipale sconosciuta ai più, in passato ha raggiunto una certa fama grazie alla sua miniera di sali alcalini misti ed in particolare kainite per la produzione di solfato di potassio. La miniera di Raineri, così come quella di Pasquasia e di Bosco, è stato un sito che fino ad ventennio fa circa ha dato lavoro a tante persone e che da allora, a quanto pare, semina morte. A parlare per primo della presenza di rifiuti radioattivi nella miniera di Pasquasia era stato nel 1992 il pentito di mafia Leonardo Messina, già membro della cupola di Cosa Nostra, che lì aveva lavorato come caposquadra. Secondo il suo racconto – sul punto considerato attendibile dal Procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna – le attività illegali, in quella zona, proseguivano dal 1984: quando l’Enea (all’epoca Ente nazionale per l’energia atomica) aveva avviato uno studio geologico, geochimico e microbiologico sulla formazione argillosa e sulla sua resistenza alle scorie nucleari. E quando funzionari del Sisde avrebbero contattato l’amministrazione comunale per richiedere il nulla osta a seppellire in loco materiale militare di non meglio specificata natura. Cosa che proverebbe l’utilizzo della miniera come deposito di scorie ancora prima della sua dismissione e che spiegherebbe il motivo per cui dopo il 1992 il Corpo regionale delle miniere ha interrotto l’attività di vigilanza e di manutenzione degli impianti e la Regione ha affidato il controllo degli accessi alle miniere a quattro società di sicurezza privata, attualmente rimosse dall’incarico.
Nel 1997 la procura di Caltanissetta aveva disposto un’ispezione su una galleria profonda 50 metri costruita all’interno della miniera proprio dall’Enea e aveva rilevato la presenza di alcune centraline di rilevamento rilasciate dall’Ente, ma che non si riuscì a chiarire che cosa esattamente dovessero misurare. Forse la radioattività? Nell’attesa di qualche risposta valida si aspetta con ansia che anche la miniera di Raineri venga doverosamente e scrupolosamente attenzionata. Non fosse altro per dare valide risposte ed un contributo attivo all’attività svolta dai promotori del Registro dei Tumori.
Osvaldo Barba
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E' già calato il silenzio sull'inchiesta? Le indagini procedono? nel 2012 si arriverà alla risoluzione del problema? E' importantissimo scoprire se le voci sono vere e rimediare prima che ci siano altri morti. Mi meraviglia che non ci sia una presa di posizione forte da parte dei cittadini. Per la salute l'omertà deve essere messa da parte. Bisogna dire tutta la verità per intervenire e bonificare l'area. Si tratta di vite umane da salvare.
Carissimi lettori,
vorrei porre l'attenzione su alcuni aspetti che reputo importanti, anche perchè di queste cose se ne parla già da un ventennio.
In primo luogo mi sono chiesto, come mai nessuna Procura della Repubblica, dal momento che si è deciso di chiudere con l'attivita estrattiva dei sali potassici nel bacino di Caltanissetta, abbia posto l'attenzione sulle dovute attività di bonifica e messa in sicurezza dei siti dismessi?
Spero che qualche magistrato temerario possa prima o poi, far chiarezza su tutto quello l'Ente Minerario Siciliano e altri avrebbero dovuto fare e non hanno fatto.
E inoltre cercare di capire, se per tali attività il Governo Regionale di allora abbia provveduto a stanziare dei fondi per la bonifica e messa in sicurezza dei siti. Se queste voci di bilancio ci sono e sono state finanziate, che fine hanno fatto quei soldi? Se non verrà confermato, questa mancanza è grave.
Sull'articolo nessun commento, ma una cosa vorrei tanto sapere, che correlazione c'è tra il lago e i siti minerari abbandonati?
Un conto è parlare di possibile radioattività dei siti minerari abbandonati; altro può riguardare l'inquinamento del lago soprano se cosi si può chiamare, ricordo che il lago ha un immissario e un emissario, il lago soprano nato all'interno di questa dolina carsica non è altro il punto di raccolta, da sessanta anni a questa parte di tutto quello che i cittadini di Serradifalco hanno potuto sversare attraverso le fogne del paese e non solo. Altro che riserva naturale integrata, voluta dagli ambientalisti.
Inviterei tutti prima di parlare di certe cose, di avere idea dell'entità del problema e delle possibili cause o concause.Non generate tutto questo allarmimo per sola voglia di protagonismo, o forse dietro c'è altro?
Un saluto a tutti gli appasionati lettori.
ma che voglia di protagonismo!!! la gente ha voglia di verità e visto che da tanti anni se ne parla verifichiamo e togliamo i falsi allarmismi. Ricordiamo il proverbio "voce di popolo voce di Dio". Verifichiamo almeno per esludere gli aumentati decessi per tumori nel territorio. Ormai che lo scandalo è scoppiato non facciamo tanti distinguo. Gli esperti ci sono? sono inutili le polemiche. Il Governo Regionale deve intervenire .Almeno per sistemare il territorio che è veramente uno scempio. Saluti e speriamo che il 2012 chiarisca e risolva il grave problema. Buon anno a tutti.
E' inutile cercare di nascondere, far finta di scoprire solo adesso il pericolo. Non perdete altro tempo con indagini inutili. Basta burocrazia. Tutti sanno. Non facciamo indagini sui colpevoli, ma le Autorità preposte si diano subito da fare e rimuovere i rifiuti... tanto i colpevoli non verranno mai a galla. Come dice il lettore "Giovanni" I COLPEVOLI LO PORTERANNO SULLA COSCIENZA il peso della loro colpa. Ma la coscienza ce l'hanno?
Vorrei sollevare lo stesso problema nella cava che si trova a Milena.
Che Vergogna, la Sicilia era considerata un "PARADISO TERRESTE", adesso veniamo a sapere che è un "PERICOLO PUBBLICO" di Radioattività Nucleare!
Le persone responsabili di questo scempio alla Natura e alla Salute dei nostri Figli e futuri nipoti, si porteranno con sè questo Grandissimo "PESO" nella coscienza!!! Presto ormai verrà tutto a galla, PENTITEVI E PARLATE CANAGLIE!
Mi risulta che le Procure della Repubblica di Enna e Caltanissetta stiano monitorando, da tempo, tutte le ex cave ed ex miniere dell'Ennese e del Nisseno. Vedremo.