L’Amministrazione comunale ha investito in questi due anni circa un milione di euro per incarichi esterni, dal direttore generale ad uno stuolo di esperti (della comunicazione ed altro), consulenti di fiducia, dirigenti esterni, investendo anche in parcelle di tecnici chiamati ad assistere specifiche situazioni (la nascita dell’associazione antiracket “Rosario Livatino”) e ad elaborare bandi (ultimo, in ordine di tempo, l’esperto chiamato a predisporre la gara d’appalto per il servizio di raccolta dei rifiuti urbani). Certo, non tantissimo (è vero, le precedenti amministrazioni forse spendevano di più) ma nessuno avrebbe da ridire se si fossero ricavati concreti vantaggi dalla “corte” di esperti dell’era Campisi (compreso il curatore – esterno all’ufficio stampa – dell’elegante periodico in carta patinata, “ripristinato” dopo il taglio orizzontale degli sprechi nel settore della comunicazione) e non si fosse dovuto, invece, assistere al venire meno graduale ma inesorabile di tutta una serie di servizi (uno per tutti quello degli asili nido), all’esplodere di ripetuti momenti di disagio e di malessere sociale da parte di lavoratori senza stipendio (o, peggio ancora, senza certezze per il futuro), all’azzeramento di un sistema di welfare che aveva portato Caltanissetta ad entrare in circuiti “virtuosi” (in città chiudono una dopo l’altra, per il taglio dei contributi comunali, tante strutture che hanno prestato assistenza a disabili, anziani, minori a rischio, extracomunitari), alla cancellazione di un progetto culturale che aveva creato una sinergia positiva tra il teatro Margherita di Caltanissetta ed altre importanti realtà culturali e strutture di tutta la Sicilia e d’Italia.