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Tarsu, la verità di Campisi letta in Consiglio. ECCO LA RELAZIONE INTEGRALE

Redazione

Tarsu, la verità di Campisi letta in Consiglio. ECCO LA RELAZIONE INTEGRALE

Mer, 13/04/2011 - 19:05

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Nell’anno 2000, quando ancora non era stato attivato il mostruoso meccanismo delle società d’ambito, il costo complessivo della gestione dei rifiuti nella città di Caltanissetta ammontava a circa 5 milioni di euro; al 31 dicembre 2008 il costo complessivo della gestione dei rifiuti nella città di Caltanissetta era lievitato a circa 14 milioni di euro[1]: indagare su tale incremento (9 milioni di EURO annui!!!)

1.      non solo è doveroso per capire i motivi che hanno portato nel 2010 ad aumentare il livello della TARSU,

2.      ma vuol dire anche e soprattutto occuparsi di una delle vicende più buie di questa città, dove si intrecciano interessi di varia natura, di certo non nobili.

Già con i primi atti, questa Amministrazione ha posto la questione dei rifiuti in generale e quella, connessa dell’ATO,al centro dell’attività amministrativa; ciò perché sin da subito è apparso chiaro che quella era il punto di partenzadi un percorso amministrativo virtuoso.

Nel mese di luglio 2009 lo scriventevieneinvitato dal presidente dell’ATO rifiuti Avv. Giuseppe Cimino a partecipare ad un incontro con il commissario nominato dalla Regione Siciliana (Dott. Vinci) per comunicazioni che riguardavano appunto ilComune di Caltanissetta.

All’incontro,convenuti, partecipano oltre che il sottoscrittoedil  Commissario Dott. Vinci, anche l’assessore del Comune di Caltanissetta Ing. Giarratano, il responsabile contabile dell’Ato rag. Nicoletti ed il Presidente dell’ATO  Avv. Giuseppe Cimino.

In quell’occasione il sottoscritto ha avuto modo di apprendere che – secondo le ricostruzioni dall’Avv. Cimino – il Comune di Caltanissetta sarebbe stato debitore della iperbolica somma di€ 12.733.000 circa; peraltro – si apprendeva in quella riunione – tale importo era parziale in quanto faceva riferimento al periodo chiuso al 31 dicembre 2008  quindi  mancava la quota relativa all’esercizio 2009.

Nel mese di settembre del 2009 il sottoscritto, nellaqualità diSindaco, è stato invitato a rendere una relazione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui profili problematici inerenti la gestione dei rifiuti.

L’incontro con la Commissione è avvenuto presso la Prefettura di Palermoed in quella sede la Commissione ha ascoltato l’allora Prefetto di Caltanissetta Dott. Petrucci e il Sig. Questore Dott. GuidoMarino. In quell’occasione al sottoscritto sono state poste delle domande puntando molto sugli eventuali intrecci mafia e gestione dei rifiuti; si è spiegato che, a parere del sottoscritto,il punto nevralgico era la crescita spropositata di costi in particolare quelli di natura generale. Inoltre su Caltanissetta non si era provveduto ad espletareuna pubblica gara per l’affidamento dell’appalto raccolta rifiuti ed anzi la società  che gestiva (e che anche attualmente svolge) tale incarico va avanti per successive ed illegittime proroghe.

Si è anche evidenziato

a)      cheCaltanissetta sostenesse costi parallelamente maggiori in quanto la discarica per il conferimento dei rifiuti era stata chiusa e quindi si conferiva presso una struttura distante (Motta Santa Anastasia prima e Siculiana  dopo);

b)      la scarsa capacità di fare emergere l’evasione;

c)      l’incapacità di incassare con i ruoli emessi,

d)      chei bilanci dell’ATO, a totale partecipazione pubblica, non rispettassero la tempistica affidata dallo Statuto e dal Codice civile, ciò determina a cascata l’impossibilità anche per i comuni di inserire per tempo nel bilancio di previsione il costo del servizio,

e)      la permanente indisponibilità di una discarica in zona (non si è mai data soluzione al permanente sequestro della discarica di C.daStretto) mentre, ove disponibile, una discarica vicina risolverebbe almeno i problemi del conferimento e determinerebbe una sostanziale riduzione di costi.

Successivamentea tale udienza il sottoscritto ha richiesto le convocazione assembleare all’ATO per discutere e deliberare  il progetto del bilancio 2008; ma l’approvazione non è stata possibile perché la società di revisione  fino a quel momento in carica(il cui parere era necessario per l’approvazione del bilancio) si era dimessa e non era stata sostituita.

Ho anche dato avvio a misure volte a comprimere i costi e dare immediata attuazione alle previsioni di legge che imponevano la riduzione dei componenti del CDA (con un doveroso rispetto delle minoranze) e la eliminazione della società di certificazione (visto che i suoi compiti potevano essere a costi ridotti affidati al collegio sindacale).

E tuttavia, anche siffatte semplici misure di riduzione dei costi non hanno trovato alcuna collaborazione: i componenti del CDA erano avvinghiati (di più: imbullonati) alle loro poltrone e solo dopo il ricorso al Tribunale è stato possibile far fissare l’assemblea per procedere al rinnovo (e per ridurre) i componenti del CDA (anche se nel frattempo è sopravvenuta la necessità di liquidare la società in vista dell’avvio della costituzione delle nuove SRR).

Nel frattempo l’ATO versava in una permanente condizione di illiquidità, pur beneficiando di crescenti risorse Comunali e Regionali.

Questa Amministrazione ha quindi sentito l’esigenza di accertare come a questo punto si sia arrivati ed ha, per conseguenza, incaricato una commissione cui ha affidato il compito di ripercorrere gli eventi, anche dal punto di vista documentale; una commissione che ripercorresse passo passo gli atti, i provvedimenti, le intese ecc. e facesse comprendere come il costo del servizio di gestione passa da 5 milioni a 14 milioni di euro annui e come mai si versi in situazione di perenne crisi di liquidità, nonostante due aumenti, del 40%, in tre anni (2008 e 2010) della TARSU.

Ed ecco i risultati.

A.IL CONTRATTO DI APPALTO TRA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE E L’ASSOCIAZIONE TEMPORANEA DI IMPRESE (ATI)IGM – POI TRASFERITO ALL’ATO – È NULLO POICHÉ È STATA MODIFICATA LA COMPOSIZIONE ORIGINARIA DELL’ATI

Nel 2002 il Comune ha bandito una gara per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti per un periodo di 24 mesi: nell’ATI risultata aggiudicataria figurava la società Altecoen di Enna.

L’Altecoenè “società nota per le infiltrazioni mafiose accertate nel corso di indagini giudiziarie e che era riuscita anche ad inserirsi, attraverso la copertura di altre società, nel grosso affare dei termovalorizzatori che avrebbero dovuto essere realizzati in Sicilia”.

Tali circostanze avrebbero dovuto indurre l’Amministrazione comunale, accertata anche indirettamente lacompromissione dell’Altecoen, ad escludere l’intero raggruppamentoe bandire una nuova gara.Non solo ciò non è accaduto ma il “contratto”(in effetti nullo) è stato prorogato fino ad oggi.

Lo stesso può affermarsi a proposito della ditta Di Vincenzo SPA anch’essa oggetto di infiltrazioni mafiose: emersa la circostanza, l’Amministrazione comunale avrebbe dovuto procedere all’esclusione dell’ATI anche per questo motivo.Infatti, diversamente che per i lavori, per i servizi non è possibile consentire il subentro ad altre imprese (art. 12 del DPR n. 252/1998) ma si deve procedere aribandire la gara.

Ulteriori elementi, che confermano la nullità del contratto di appalto, afferiscono la vendita del ramo di azienda dalla Di Vincenzo spa relativo alla “attività di bonifica ed igiene ambientale” alla Novacostruzionisrl che subentra ad ogni effetto e conseguenza di legge nella posizione contrattuale assunta dalla Di Vincenzo spa.

Sul punto (Novacostruzionisrl) l’atto di cessione e il relativo subentro nella posizione contrattuale assunta dalla Di Vincenzo spa sono una chiara elusione delle disposizioni dell’articolo 10 del citato D.P.R. 252/98, con la conseguente inapplicabilità dell’articolo 12 per le motivazioni più volte riportate.

Nonostante la nullità, il contratto, peraltro scaduto da oltre 5 anni, è stato prorogato fino ad oggi;

B. INCREMENTO ESPONENZIALE DEL COSTO DEL SERVIZIO:

  • Il canone annuale è cresciuto in maniera esponenziale per effetto della variazione dei costi, nonostante il divieto di variazione dei prezzi. Il contratto del 18 febbraio del 2003, infatti,non ammette la revisione dei prezzi.
  • Con Deliberazione della G.M. di Caltanissetta n. 6 del 9 agosto 2004, avente ad oggetto “Nota commissario delegato per l’emergenza rifiuti prot. 7990/A 2 del 20/04/2004 – Accordo quadro regionale – Rilevazione personale ATO rifiuti”, sono stati approvati vari allegati in ordine al personale e al sistema di gestione. In particolare la dotazione organica aumenta da 90 unità previste a 100 unità, con l’inserimento di nuovi livelli, il costo del personale, pertanto cresce da € 3.576.235,64 ad € 4.787.855,59 con un incremento del 33,88%
  • Da ultimo il numero delle unità di personale passa da 90 (inizialmente previsto dal contratto) alle 106 unità,registrando un incremento di costo previsto da € 3.594.207 (costo del personale 2002) ad € 5.411.176 (costo del personale 2010) pari al 50,55%.
  • Gli Uffici comunali, fino all’avvento dell’amministrazione Campisi, non hanno mai effettuato l’approfondito e necessario esame . In particolare, mai alcun approfondimento è stato effettuato sulle motivazioni che hanno causato l’incremento del numero delle unità di personale, né sulla applicazione del rinnovo del CCNL di categoria, né sull’esatta applicazione dello stesso. Peraltro, in vigenza di contratto, nessuna variazione di prezzo relativo all’incremento del costo del lavoro può essere consentita, poiché si presume che nella determinazione dell’offerta si sia tenuto conto anche del possibile incremento dei relativi costi.

Per di più, la ditta appaltatrice (ATI IGM) è già tutelata dal metodo di determinazione della base d’asta, laddove il costo del personale è incrementato di una percentuale complessiva del 14% (l’8% per costi generali e il 6% per utile di impresa).

Oltre a quanto già evidenziato in ordine all’incremento del personale è emerso, altresì, che né l’elenco del personale all’ 1/10/2002 dell’ATI IGM (prima della stipula del contratto di appalto), né l’elenco del personale all’ 1/04/2003 dell’ATI IGM (elenco rinvenuto tra gli atti consegnati dal Geom. Granata), riportano, tra gli altri, i nominativi (che per motivi di privacy non vengono riportati nel seguente documento)……… Quest’ultimi, si trovano  invece, inseriti nell’elenco del personale approvato dalla Giunta Municipale con Deliberazione n. 6 del 9 agosto 2004, riguardante, tra l’altro, l’approvazione degli allegati relativi al contratto di appalto.

Da quanto sopra consegue un ulteriore aggravio del costo del personale, infatti, ad uno viene riconosciuto l’VIII livello retributivo con un costo aziendale annuo di 173.278,46, mentre all’altro  viene riconosciuto il IV livello retributivo con un costo aziendale annuo di 46.556,72. Di conseguenza, il costo complessivo annuo delle due unità di personale summenzionate ammonta ad € 251.667,31 (comprensivo dell’ 8% per costi amministrativi e del 6% per utile d impresa), con una proiezione dal 2004 al 2010 di oltre un milione e mezzo di Euro.

  • Un ulteriore incremento del costo riguarda il metodo di determinazione dei costi amministrativi e utile di impresa. I costi amministrativi sono determinati in misura proporzionale dell’8% sui costi del personale e l’utile di impresa è determinato in misura proporzionale del 6% sui costi totali. Tali misure, in realtà, sono stati i parametri utilizzati per la determinazione della base d’asta della citata gara del 2002; Gli stessi parametri, (8% e 6%) sono utilizzati, in maniera impropria negli anni successivi come uno degli elementi per la rideterminazione del canone annuo (vedasi ad esempio le tabelle allegate alla citata lettera IGM del 16 dicembre 2009). Per l’effetto di tale meccanismo la spesa è cresciuta in manieraesponenziale.

Nel merito si osserva, infatti, che il trascinamento di tale meccanismo utilizzato per la determinazione della base d’asta, appare improprio in quanto l’applicazione della percentuale dell’8% a reintegro dei costi amministrativi aggancia l’andamento di detto costo all’andamento della spesa del personale. In altri termini, appare non giustificabile che al crescere degli stipendi crescano anche le spese amministrative che generalmente non variano (ad esempio utenze, cancelleria etc.).

Inoltre la percentuale del 6% a titolo di utile di impresa, ancorché utilizzato per la determinazione della base d’asta, appare, per il costo del personale, alla stessa stregua, non giustificabile, poiché il rischio di impresa di fatto non sussiste, in quanto detto costo è riconosciuto a pie’ di lista

C. ILLEGITTIME PROCEDURE PER LA RIMODULAZIONE DEL CANONE EX ART. 9 DEL CAPITOLATO SPECIALE DI APPALTO.

È emerso che la procedura adottata è illegittima, poiché sono stati modificati,sempre che fosse possibile, degli elementi essenziali del contratto, quali oggetto della prestazione, scadenze e costi, da parte di soggetti non legittimati in quanto o incompetenti o perché non muniti di specifica delega. (sempre che possano sostituirsi all’organo collegiale)

Ai sensi dell’art. 9 del c.s.a., le variazione possono soltanto in presenza di modifiche quantitative dei parametri interessati (ad esempio modifica del numero di unità di personale per maggiori servizi resi, maggior numero di Km percorsi per garantire il servizio, ed altro ancora) cui corrisponda un aumento delle prestazioni rese e non in base ad una semplice modificazione dei costi di riferimento (come è avvenuto nel caso delle variazioni retributive a seguito dell’entrata in vigore del nuovo CCNL di categoria).

Inoltre, ai sensi dell’art. 9 summenzionato, ad ogni variazione delcanone le parti (ATO ed ATI) avrebbero dovuto redigereapposito verbale pervenendo all’approvazione dello stesso, per poi sottoporre l’accordo alla valutazione dell’amministrazione comunale per l’adozione delle conseguenti determinazioni.

Si è rilevato, invece, che i predetti accordi nella maggior parte dei casi venivano approvati definitivamentein sede di riunione tra i rappresentanti dall’ATO CL1, dell’ATI IGM e da funzionari comunali e componenti della Giunta Comunale.

È ovvio che l’amministrazione comunale per potere assumere le proprie determinazioni avrebbe dovuto essere messa nelle condizioni, da parte degli uffici competenti, di  valutare la congruità dei maggiori costi  avanzati dalla società gestore del servizio.

Si rileva, dalla documentazione acquisita, che sulla richiesta di variazione del costo del servizio predisposta della ATI IGM  non è stata fatta un’adeguata attività di valutazione tecnico-economica da parte degli uffici competenti dell’amministrazione comunaleo dell’ATO CL1 e quasi mai sono stati informati dei lavori gli organi amministrativi (Sindaco, Giunta). In alcune circostanze non è stato informato nemmeno il dirigente comunale responsabile del servizio, così come dallo stesso dichiarato in occasione della sua audizione.

Per di più, nella maggior parte dei casi l’approvazione dei verbali avviene con la sottoscrizione degli stessi da parte di soggetti apparentemente non legittimati (Funzionario del Servizio e/o Assessore e/o Dirigente).

D.TEMATICHE AIPAE SCARSA EFFICACIA ATTIVITÀ  DI RISCOSSIONE

Com’è noto a seguito di pubblica gara è stata aggiudicata all’AIPA spa il servizio di accertamento eriscossione delle evasioni/elusioni, della formazioni e dell’aggiornamento della banca dati TARSU e

di altri servizi connessi.

In data 5 marzo 2008 è stato sottoscritto il contratto di servizio tra ATO e AIPA che prevedeva tra

l’altro, così come dichiarato dal dott. Nicoletti i seguenti agi:

–          7,91% sul ruolo ordinario per la costruzione della banca dati

–          8,97 % sul riscosso per accertamento evasione ed elusione

–          21,97% sul recupero anni precedenti.

In data 19 settembre 2008 il TAR Sicilia competente a seguito di ricorso ha annullato il bando digara di cui era aggiudicataria l’AIPA.

Nonostante la sentenza di annullamento l’AIPA ha continuato imperterrita ad operare, e ciò perchésecondo l’ATO si sarebbe dovuto comunicare l’annullamentodella gare e la conseguente nullità del contratto.

Sifa rilevare la poca incisività, da parte dell’ATO, dell’azione volta al recupero di tributi evasi e/o elusi con grave danno per la liquidità dello stesso. Siritiene infatti che non aver prestato la giusta attenzione alla riscossione ha prodotto una grave crisi di liquidità che aggiunta all’eccessivo costo del servizio ha causato il quasi collasso del sistema.

Le somme introitate dall’AIPA a valere sul ruolo 2010 sono state interamente riversate all’ATO CL1, ridotte dell’agio dovuto per la relativa attività di riscossione del Ruolo e al netto delle somme anticipate dall’AIPA all’ATO, mentre nell’anno 2010 sono state riscosse dall’AIPA anche le somme relative al ruolo suppletivo 2008 e 2009 che non sono state riversate all’ATO, in ragione a quanto previsto dal protocollo d’intesa tra AIPA e ATO CL1 del 19 giugno 2009 ratificato dal CDA nella seduta del 27 luglio 2009.

L’ATO, successivamente, ha ritenuto che le somme trattenute dall’AIPA a titolo di remunerazione per l’attività di ricerca degli evasori ed elusori e della formazione della banca dati, non fosserodel tutto dovute, in quanto l’attività svolta per la ricerca evasori ed elusori non era stata dimostrata. E pertanto, l’ATO, in data 27 ottobre 2010, ha intimato all’AIPA la restituzione della somma di € 1.391.476, relativa agli incassi registratesi alla data del 31 marzo 2010.

Ad oggi, nonostante la diffida, l’AIPA ha continuato a trattenere le somme, quale compenso dell’attività svolta.

L’AIPA, inoltre, ha avanzato un’ulteriorerichiesta di spettanze per € 1.802.524 a fronte di competenze maturate per € 4.549.233, così come risulta dalla nota AIPA del 17 febbraio.

La riscossione per l’anno 2010 è stata affidata all’AIPA s.p.a., senza ricorrere ad una procedura di evidenza pubblica, ma con una Convenzione stipulata tra il Presidente dell’ATO e AIPA.

E. ABNORME STRUTTURA ORGANIZZATIVA E RELATIVO PERSONALE DELL’ATO.

La struttura organizzativa che si è data l’ATO è davvero abnorme. L’ATO è organizzata in tre aree a cui sono preposti 3 figure apicali (non previste originariamente). Nelle tre aree prestano servizio 24 unità di personale comprensive delle unità dipersonale a contratto. Certamente al sovradimensionamento della struttura organizzativaconsegue un aumento dei costi. Inoltre, non si giustifica la presenza delle tre figure apicali rispettoal un numero complessivo delle unità di personale in servizio.

Tale incremento di costi avrebbe richiesto valutazioni più attente e diverse, anche inordine al rapporto costi-benefici e in relazione alla crisi economica che attraversano i Comuni. Amaggior ragione l’ATO quale azienda a totale partecipazione pubblica avrebbe dovuto operare conla massima diligenza per contribuire agli obiettivi di contenimento della spesa.

Non può non sottolinearsi come la lievitazione dei costi sia determinata anche dalle presenza di tre figure apicali il cui costo unitario medio annuo ammonta a € 100.000. Né si può sottacere il fatto che i tre funzionari in questione provengano dai ruoli dei rispettivi comuni di appartenenza dove rivestivano funzioni non apicali, e pertanto, l’inquadramento nel nuovo Ente (ATO CL1), avendo optato per quest’ultimo e trattandosi quindi di personale in mobilità, non poteva che essere effettuato ricorrendo, in base alla vigente normativa, all’equipollenza delle funzioni svolte in precedenza presso gli enti di appartenenza.

Alle figure apicali ed afunzionari di VII livello vengono corrisposti indennità e premi a fronte del raggiungimento di non meglio definiti risultati.

Al riguardo non si è rilevata la presenza di un organo deputato alla pianificazione degli obiettivi e alla verifica dei risultati.

Si ritiene inammissibile la corresponsione di indennità in assenza di preventiva definizione degli obiettivi e verifica successiva dell’attività svolta e dei risultati effettivamente raggiunti.

Si rileva ancora che alcune unità di personale sono state assunte per funzioni non rientranti nei fini istituzionali dell’Ente (esempio: dipendente Rovetto Lucilla – addetto stampa;dipendente Giunta Aldo – addetto disbrigo pratiche amministrative automezzi; etc.).

F. ENORMITA’ DEI COSTI GENERALI ATO CL1 CALTANISSETTA.

I dati sotto riportati si riferiscono all’ultimo bilancio disponibile: esercizio 2008(Bilancio non approvato dal Comune)e esercizio 2009 (bozza Bilancio). Le informazioni contabili sono state fornite dai funzionari dell’ATO CL1.

Voci di costo

(valori in migliaia di €)

2008 2009
Costi per utenze 37 40
Manutenzioni 7 11
locazioni e canoni 55 71
costi personale dip 844 993
Altri costi per dip 63 34
Prestazioni di terzi 309 288
Servizi montepaschi 135 0
Organi sociali 69 63
Spese Commerciali e di viaggi 5 21
spese amministrative 46 60
Spese Generali 112 150
erogazioni liberali 0 5
Oneri tributari 1.267 17
Altri costi di esercizio 490 19
oneri straordinari 177 14
Oneri finanziari diversi 34 39
Oneri finanziari 52 361
Esercizio automezzi 31 34
Esercizio Autovetture 1 1
Ammortamenti immateriali 49 38
Ammortamenti materiali 376 386
Accantonamento AIPA 0 533

Come emerge dai dati, i costi generali di cui alla tabella precedente (ad esempio costi per utenze, locazione e canoni, spese generali, ammortamento materiali) assumono una dimensione non giustificabile, poiché ritenuti sproporzionati rispetto all’attività da svolgere e lontano dall’Economia di scala che il legislatore si proponeva di conseguire.

G.ANTICIPAZIONI DELLA REGIONE SICILIANA ED INTERVENTO SUSSIDIARIO DEL COMUNE

L’ATOha più volte rivendicato presunti crediti vantati nei confronti del Comune di Caltanissetta, ma ha deliberatamente glissato sul fatto che la Regione Siciliana ed il Comune di Caltanissetta hanno anticipato decine milioni di euro che lo stesso ATO ha utilizzato per ripianare i suoi debiti.

Soltanto nel 2008 la Regione Siciliana ha versato all’ATO ambiente CL118 milioni di Euro, somme che i comuni sono oggi tenuti a restituire alla stessa in dieci annualità.

Circa la metà di questo importo (9 milioni di Euro) è imputabile al Comune di Caltanissetta, ed è a tutti gli effetti un credito che il nostro Ente vanta nei confronti dell’ATO.

A ciò si aggiungano altri 6 milioni di Euro che a vario titolo il Comune di Caltanissetta (intervento sussidiario, rimborsi personale comandato ecc..) e  la Regione (anticipazioni versate direttamente all’ATO ma il cui rimborso è a carico del Comune) hanno versato tra il 2005 ed il 2010.

Ma sorprendentemente di tali crediti (circa 15 milioni di Euro), nei conti dell’ATO non v’é traccia.

CONCLUSIONI

Il capitolo rifiuti è soltanto uno dei capitoli del grande libro degli sprechi e delle ingiustizie ed ha alimentato direttamente ed indirettamente circuiti affaristici ed illegali ai danni dei cittadini nisseni.

Nel giugno dello scorso anno abbiamo detto pubblicamente alla città: siamo di fronte ad un bivio, possiamo dichiarare il dissesto, con grave danno per l’economia e per l’immagine di Caltanissetta, oppure avviamo un percorso virtuoso, che certo comporterà dei sacrifici, ma i cui benefici torneranno alla città.

Abbiamo scelto questa seconda via, proprio a partire dalla gestione dei rifiuti, che abbiamo ribattezzato come “la madre di tutte le battaglie”.

L’aumento della TARSU del giugno 2010, è stato un passaggio obbligato, seppur doloroso, specie per chi aveva preso un impegno preciso nel non gravare ulteriormente sulle già vuote tasche dei cittadini.

Avevamo introiti effettivi che a malapena superavano i 6 milioni di euro annui con costi venivano quantificati in 14 milioni annui.

Questa forbice è stata ridotta, aumentando le entrate (l’aumento della TARSU, che dovrebbe portare il ruolo a 9 milioni di Euro) e riducendo i costi, contestando tutti gli sprechi e le illegalità, che come sopra evidenziato sono enormi.

Chiediamo alla città di accompagnare questo processo, che è un percorso di libertà dalle ingiustizie e dal malaffare, con un preciso impegno da parte nostra: tutto ciò che recupereremo attraverso la riduzione dei costi (nuova gara per il servizio di raccolta, riduzione delle spese di gestione per ATO/SRR, seri investimenti nella raccolta differenziata e riduzione dei costi di smaltimento) e l’aumento dei ricavi (lotta all’evasione) verrà restituito ai cittadini sotta forma di minori imposte.

Con una precisa scadenza: entro la fine del mandato il livello del tributo sarà ridotto al di sotto di quello che abbiamo trovato al nostro insediamento.

Certamente in questa azione amministrativa non si vuole colpire il lavoratore che deve essere sempre rispettato per la prestazione e per le proprie funzioni a cui bisogna garantire la continuità nel lavoro e il diritto alla retribuzione  ma  si vuole colpire  chi con gli sprechi e con le gestioni forsennate mettono  in discussione l’efficace e l’efficienza di un servizio pubblico.

Caltanissetta, 12 aprile 2011

Il Sindaco

Michele Campisi