La definizione delle misure attuative discendenti dalla dichiarazione di area di crisi complessa del sito di Gela è l’unico obiettivo che sta a cuore alle parti sociali, poiché da questo dipendono ”la realizzazione dei 2,2 miliardi di investimenti programmati da Eni, la possibile attrazione di nuovi capitali, di cui pure si è parlato in questi mesi, la riconversione produttiva dello stabilimento nel rispetto dell’intero territorio e l’attivazione – afferma Venturi – di doverosi strumenti di sostegno all’occupazione accompagnata da una seria azione di riqualificazione del personale dell’indotto”.
“In questa direzione, come Confindustria, intendiamo continuare ad essere – prosegue Carmelo Turco, delegato di Confindustria Sicilia per i rapporti con le imprese dei settori petrolchimico e della raffinazione – parte attiva e diligente del Protocollo. Il fronte delle imprese e dei sindacati è unito – conclude – nella volontà di eliminare tutti gli ostacoli, in particolare quelli burocratici e connessi agli iter per il rilascio delle autorizzazioni, che rischiano di vanificare definitivamente il progetto di rilancio economico di Gela e, con esso, le sorti di tutte le imprese e dei lavoratori dell’indotto.”