L’Espresso è stato l’unico giornale nazionale a occuparsi delle vicende del dottor Matteo Tutino e dello scandalo dell’ospedale Villa Sofia di Palermo. Ha cominciato a lavorare sul caso alla fine del 2013, quando Tutino era ancora considerato una bandiera di legalità nell’isola e vantava pubblicamente le frequentazioni con importanti magistrati.
Come riportano gli atti della procura, tra «l’autunno del 2013 e i primi mesi del 2014» erano in corso intercettazioni telefoniche e ambientali nei confronti di Tutino. A maggio 2014 uno degli investigatori fa ascoltare ai cronisti Piero Messina e Maurizio Zoppi il brano di un audio, presentandolo come la dichiarazione di Tutino al governatore Rosario Crocetta sulla necessità di “far fuori” l’assessore Lucia Borsellino. In quel momento, l’esistenza di intercettazioni era ancora segreta e parlarne avrebbe compromesso l’esito delle indagini.
Per questo, non se ne fa cenno quando “l’Espresso” pubblica il 20 giugno 2014 un’inchiesta sul sistema di potere creato dal dottor Tutino, medico personale del presidente siciliano Rosario Crocetta, e sulle sue frequentazioni con importanti magistrati palermitani. Il titolo è “Antimafia senza rughe”.
Un anno dopo, il 29 giugno 2015 Tutino viene arrestato con accuse gravissime. Il 30 giugno Lucia Borsellino annuncia le dimissioni dall’assessorato alla Sanità. Il 2 luglio 2015 alle 13.19 la stessa fonte contatta Piero Messina e gli ricorda la vicenda dell’intercettazione. Gli scandisce parola per parola la frase di Tutino: « Lucia Borsellino va fatta fuori. Come il padre ». E il silenzio di Crocetta inciso nei nastri.
Anche altri giornalisti nell’isola hanno sentito parlare di una registrazione di quel tenore. Ne scrive “la Sicilia” di Catania, senza ricevere smentita. In quei giorni – come ha dichiarato poi all’Ansa il presidente della Commissione sanità del parlamento siciliano Pippo Digiacomo – gira «la notizia di un’intercettazione imbarazzante. L’hanno fatto sapere a Lucia Borsellino, a me, a Crocetta e altri. Appunto, da tempo. Ne ho parlato col presidente la settimana prima della pubblicazione».
Ma i cronisti de “l’Espresso” cercano altri riscontri, da fonti diverse di differenti ambienti investigativi, a cui fanno esplicitamente presente la volontà del giornale di non danneggiare le indagini in corso e, soprattutto, non scrivere falsità.
Lunedì 13 luglio, alla vigilia della pubblicazione del settimanale, Messina e Zoppi incontrano un autorevole inquirente a cui sottopongono parola per parola il testo dell’intercettazione tra Tutino e Crocetta. Ricevono una conferma totale e chiara, assieme all’invito a procedere con la pubblicazione: «Questa volta si va fino in fondo».
Anche al governatore Rosario Crocetta viene offerta la possibilità di commentare e dare la sua versione. Il 9 luglio via sms è stato chiesto al suo staff un incontro al presidente siciliano nella giornata di lunedì per parlare del caso di Villa Sofia. La risposta è stata “ok”. Ma al lunedì le ripetute telefonate non hanno ricevuto risposta.