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Il potere temporale tra laicità e laicismo

Redazione

Il potere temporale tra laicità e laicismo

Gio, 09/05/2013 - 20:49

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CALTANISSETTA – Prendo spunto dall’appassionata, colta e propositiva lettera aperta che Rocco Gumina pubblica in relazione all’articolo dell’on. Pagano dal titolo “Il Papa e il Presidente”. Nell’attenta lettura che ho riservato alle avvinte parole del Gumina, oltre ad avere colto una dovizia di argomenti degna di uno studioso di società e di chiesa meritevole di nota, ho, per certi versi, intravisto una sorta di arringa di accusa nei confronti dell’On. Pagano che non aveva fatto altro che presentare due eventi che hanno occasionalmente accomunato due personalità contemporanee. Mi scuso fin d’ora per le mie argomentazioni poiché saranno, ne sono profondamente cosciente, non certo appropriate alle note toccate dal Gumina che spaziano dal Concilio Vaticano II fino alla natura apostolica e spirituale della Chiesa. Tuttavia, ritengo che un confronto scevro da visioni politiche non certo finalizzate allo scontro vada fatto, a maggior ragione se le argomentazioni trattate risultano essere i cardini fondanti della nostra società. Concordo con il Gumina che coloro i quali rappresentano un popolo (come l’On. Pagano) debbano accettare in maniera serena le critiche, i consigli e i dibattiti che scaturiscono dalle proprie affermazioni. Mi spingo oltre! Sono convinto che anche noi (Popolo) a maggior ragione se giovani, dobbiamo mettere del nostro in questo dibattito in maniera tale da dare spunti di riflessione ai nostri rappresentanti. A condizione, ovviamente, che le nostre affermazioni abbiano onestà intellettuale e che le critiche, anche se aspre, siano fatte realmente alle tesi e non alle persone. In questa ottica mi permetto di rispondere alle affermazioni del Gumina pacatamente ma in maniera del tutto convinta. Ci tengo a precisare che la mia non vuole essere un’arringa difensiva; sono stato più volte spacciato per l’avvocato di Pagano ma vi assicuro che di mestiere faccio l’architetto e sono talmente innamorato della mia professione che mi sento impuro al solo pensiero di tradirla con altre professioni per le quali non sono per nulla portato…

Il punto che maggiormente mi lascia stupito è la critica riguardante una sorta di pareggiamento delle importanze tra lo Stato e la Chiesa. Il tutto risulterebbe giustificato dal fatto che l’On. Pagano abbia parlato, contemporaneamente, del Papa dimissionario, Sua Santità Benedetto XVI e del Presidente riconfermato Giorgio Napolitano. Due “vecchi saggi” che, al netto delle discrasie dei ruoli e degli ambiti a cui sottendono, rappresentano senza dubbio due personalità di fondamentale importanza nel periodo storico che stiamo vivendo. Sono profondamente convinto, e non sono il solo a credere a questo, che molti dei problemi che affliggono la nostra società non siano solamente basati su congiunture economiche negative, inflazione, mancanza di lavoro… Molti dei nostri problemi, invece, sono da ricercare in una società malata che ha smarrito determinati ideali che non sono politici ma sociali e morali. È scontato che tutti oggi siamo convinti della divisione che vi è tra Stato e Chiesa e nessuno, ritengo neanche lo “sprovveduto” Pagano, voglia mettere sullo stesso piano due ambiti differenti. Il confronto tra due uomini come il Papa e l’istituzione temporale vuole, a mio avviso, mostrare le due strade, diverse ma parallele, che la società, sia essa concepita sotto il profilo temporale che spirituale, potrebbe intraprendere per salvarci dal baratro verso cui stiamo precipitando.

Sono fermamente convinto che se i due Poteri collaborassero armoniosamente, ciascuno nel proprio ambito, si potrebbero raccogliere buoni frutti per la totalità della società seppur estremamente eterogenea per credo e convinzioni; se, al contrario, vige una sorta di confusione tra lo Stato e la Chiesa, come avviene, ad esempio, nelle teocrazie Islamiche, si giunge a livelli di vita insopportabili. Ma analogamente alla confusione, anche la separazione intesa alla maniera moderna è deleteria per la società. Se la politica pur mantenendo la propria laicità, che non significa laicismo, non tiene ben salde le proprie convinzioni su determinati argomenti che sono fondanti anche per la religione cattolica; allora magari non vi sarà confusione ma non vi sarà di certo un cammino ideale per la nostra società. Di questa convinzione sono convinti anche Marcello Pera e Joseph Ratzinger i quali, nei rispettivi ruoli di laico oltre che non credente politico il primo, e di Cardinale il Secondo, raccolgono gli atti di due distinti convegni e pubblicano “Senza Radici” un interessante testo che mette in contraddittorio le due teorie che, seppur opposte sul piano del credo, sottendono alle stesse identiche convinzioni.

Ritengo che tutti noi dovremmo riflettere sulle personalità del Papa e del Presidente; diverse, opposte ma interessanti per il nostro futuro. Infine, ringrazio Rocco Gumina per l’occasione di confronto datami; nella speranza che per entrambi, per il sottoscritto è certezza, il contraddittorio sia sui contenuti e non sulle sterili posizioni politiche o peggio ancora, sulle antipatie personali molto in moda oggi.

Rosario Battaglia