GENOVA – «Mia madre è stata un’eroina, è morta per salvare me». Con queste parole, rotte dal pianto, Domenico Sanfilippo, il quattordicenne scampato all’alluvione di venerdì 4 novembre 2011, ha salutato per l’ultima volta la mamma, Angela Chiaramonte, l’infermiera quarantenne, vittima della furia delle acque del Fereggiano.
Nella giornata di lutto cittadino, una grande folla si è riunita nella chiesa Santa Margherita di Marassi per assistere al funerale di Angela, che ha perso la vita nel tentativo di salvare il figlio.
«Era una persona fantastica. Noi quattro siamo sempre stati una squadra e continueremo a esserlo» ha aggiunto Domenico. Le sue parole sono state salutate da un lungo applauso, che i tantissimi partecipanti hanno voluto dedicare alla memoria di Angela e a sostegno della famiglia Sanfilippo. «Non ci sono parole per esprimere il dolore. Grazie per tutto quello che hai fatto per noi, mamma» ha aggiunto il figlio Stefano, 19 anni.
Occhi rossi, lacrime, silenzio e tanta tristezza hanno invaso non solo la chiesa, ma anche il cortile antistante, dove amici, parenti, compagni di scuola e di sport dei ragazzi, colleghi della polizia penitenziaria, di cui fa parte Bernardo il marito di Angela, insieme agli abitanti del quartiere si sono stretti per ascoltare le parole di Padre Francesco Lia, cappellano del carcere di Marassi.
«Di fonte a circostanze come queste ci si pongono tante domande, tanti perché. Il perché di una vita strappata e dei vuoti che si creano. Ma la morte ha senso se non è fine a se stessa, se dalla morte nasce la vita. Angela si è spenta con un atto di generosità, di maternità, sapendo che Domenico era salvo, è in questo che dobbiamo vedere la grazia del signore».
In quel venerdì nero dell’alluvione, Angela e Domenico, per ripararsi dalla violenza dell’ondata di acqua e fango sono corsi all’interno di un portone, lo stesso dove hanno perso la vita anche le due bambine albanesi, insieme alla loro mamma. Domenico è riuscito a salvarsi, grazie al soccorso di un abitante dello stabile, che gli ha allungato un tronco, mentre Angela è stata trascinata nello scantinato, dove non ha trovato scampo.
«Dobbiamo fare tesoro della sua generosità, perché è una donna che continuerà ad essere in mezzo a noi. Ci ha lasciato dei valori eterni, belli e che nessuno può strapparci» ha aggiunto padre Lia. Tutti si sono stretti attorno alla famiglia Sanfilippo, non con parole, ma con abbracci, sguardi e strette di mano.
Quando il carro funebre si è allontanato dalla chiesa ancora un lungo applauso ha salutato la mamma morta per salvare il figlio, prima che ognuno tornasse alla proprie vite e a darsi da fare per far ripartire un quartiere e una città ancora invasa dal fango.
Dolore e rabbia anche a Sommatino, dove Angela aveva tantissimi amici. La sua salma è attesa per oggi in paese. Poi, una messa in suffragio nella chiesa Madre